Moulay Ismail, sultano del Marocco dal 1672 al 1727, fu un sovrano dal carattere deciso, audace in battaglia tanto da passare alla Storia come “re guerriero”.
Successore del fratellastro Al Rasheed, fondatore della dinastia Alawita, Moulay Ismail ereditò il titolo di Principe dei Credenti in quanto discendente del Profeta Maometto.
Il sultano raccolse la gravosa eredità di un Paese sull’orlo del collasso, a causa di lotte tribali e intrighi per la successione.
Per ottenere rispetto e potere non esitò ad usare il pugno di ferro. Non a caso la Storia lo ricorda anche con un altro eloquente soprannome: sanguinario.
Si racconta che le mura della capitale, Meknès, vennero adornate con i macabri trofei di 10.000 teste di nemici, monito per chiunque osasse sfidare la sua autorità.
La crudeltà di Moulay Ismail si perde tra verità e leggenda, tramandandoci il ritratto di un uomo capace di far torturare o assassinare con estrema facilità chi gli disobbediva, si trattasse di servi, avversari o concubine.
Sotto il suo regno la capitale si spostò da Fez a Meknès ed il sovrano si adoperò fino agli ultimi anni della sua vita per farla diventare una città splendente e magnifica, senza eguali. L’obiettivo fu raggiunto, visto che Meknès venne soprannominata “La Versailles del Marocco”.
A tal proposito occorre ricordare i rapporti tra il sovrano marocchino ed il Re Sole, suo contemporaneo.
Sembra che Moulay Ismail provasse una profonda ammirazione per il re francese, al punto da voler emulare la grandiosità della reggia di Versailles, ma anche del potere assoluto di Luigi XIV.
Arrivò perfino a chiedere in sposa una delle figlie di quest’ultimo, la principessa Marie Anne De Bourbon. Ella rifiutò nonostante le insistenze del suo regale ammiratore.
A questo episodio è legata una leggenda molto simpatica: la principessa, al fine di rendere evidente ed indubbio il suo rifiuto alle nozze, fece recapitare al sultano un orologio a pendolo il cui movimento oscillatorio ricordava quello del dito nell’atto di negare. Moulay Ismail, per tutta risposta, fece arrivare in Francia una colonna di marmo, emblema della testardaggine di Marie Anne.
La reggia di Versailles ed il palazzo imperiale di Meknès vennero costruiti quasi contemporaneamente e rimangono, a tutt’oggi, simboli e memoria di due grandi personalità in grado di accentrare saldamente il potere nelle loro mani.
La cooperazione tra Luigi XIV e Moulay Ismail si estese a diversi campi: nel 1682 il sovrano marocchino inviò un suo ambasciatore a Parigi, Mohamed Temim, allo scopo di studiare e riportare in patria resoconti dettagliati sulle arti e le scienze occidentali. Inoltre, nello stesso anno, Francia e Marocco stipularono un trattato d’amicizia.
Entrambi i regnanti vedevano nella Spagna e nell’Impero Ottomano delle minacce da tenere il più possibile sotto controllo. Moulay Ismail combatté contro gli Ottomani più di una volta: nel 1679, nel 1682 e nel 1695.
Durante il suo regno la presenza di schiavi cristiani, catturati dai pirati, fu piuttosto rilevante: proprio questi rappresentarono il tramite tra l’Islam e l’Occidente e vennero utilizzati anche nella costruzione della capitale.
Si presume che Moulay Ismail abbia generato, nel corso della sua vita, ben 888 figli da circa 500 concubine, un vero e proprio record finora, a quanto se ne sa, imbattuto.
Le descrizioni pervenute fino a noi tratteggiano una figura vigorosa, dall’incarnato scuro e dal volto allungato (Germain Mouette, prigioniero francese).
Dopo la sua morte, nel 1727, i suoi successori continuarono la sua politica e la costruzione di importanti monumenti e nel 1757 Mohammed III spostò la capitale a Marrakesh.
Moulay Ismail ha stuzzicato la fantasia di diversi autori: viene menzionato nel “Candide” di Voltaire (capitolo 11), è il protagonista dell’opera “The Sultan’s Wife” di Jane Johnson (2012) ed è uno dei personaggi della saga di "Angelica la Marchesa degli Angeli" di Anne Golon (la sua storia si trova nel volume “Angelica Schiava d’Oriente”, dove viene messa in risalto la sua crudeltà, ma anche il suo amore per l’arte e la scienza). Ora è il protagonista maschile della saga Meknès.
Luigi XIV disse: “Lo Stato sono io”. Moulay Ismail, accentuando il carattere divino della sua monarchia sostenne: “Se Allah mi ha donato il regno, nessuno può togliermelo”.
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