Molto probabilmente avrete sentito parlare di Halima Aden, 23 anni, bellissima modella americana di origine somala, ma nata in Kenya, che per prima ha indossato l’hijab sulle passerelle di moda e sulle riviste più glamour del mondo, da Vogue (in tutte le edizioni internazionali) ad Allure. Musa di brand come Pandora, Moschino e Dolce & Gabbana, Halima è stata la prima donna a portare il velo in un concorso di bellezza, ovvero Miss Minnesota 2017, classificandosi tra le semifinaliste.
È anche la prima modella ad aver indossato il burkini per Sports Illustrated. La sua sfolgorante carriera, però, rischia di finire per sempre. È proprio Halima ad annunciarlo su Instagram alla fine di novembre. Il motivo starebbe negli innumerevoli compromessi religiosi che la giovane avrebbe dovuto sostenere per conquistare il successo nel mondo della moda. Ora Halima vuole fare un passo indietro, ritirarsi per una lunga pausa di riflessione che potrebbe essere definitiva.
Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: “Non importa cosa io o chiunque altro vi abbiamo raccontato sull’industria: non è fatta per noi, non lo è mai stata”. Per la ventitreenne, insomma, il mondo della moda è diventato estraneo, nonostante le soddisfazioni che le ha regalato. Halima ci spiega bene le ragioni della sua scelta, tutte le riflessioni che ha fatto durante la pandemia, in questo tempo sospeso e incerto: “Troppi compromessi su religione e hijab” e prosegue: “La verità è che mi sentivo molto a disagio. Questa non sono io” e “posso solo incolpare me stessa per essermi preoccupata più delle opportunità rispetto a ciò che era effettivamente in gioco”. Halima si sarebbe pentita di aver saltato, in alcune occasioni, le preghiere, di aver indossato copricapi diversi dall’hijab, di essersi forzata e aver dimenticato se stessa pur di inseguire il successo, di non riconoscersi più.
A questo proposito la modella dichiara: “È stato necessario commettere questi errori per poter diventare un simbolo di cui possiate fidarvi…gli errori sono una parte del percorso di apprendimento”. Poi puntualizza: “Se avessi proseguito su questa strada avrei finito per rinunciare del tutto al mio hijab”.
Halima critica anche la mancanza di stiliste musulmane in un sistema, quello della moda che, a suo dire, non è davvero inclusivo come vuole apparire. Ora la ragazza dice di sentirsi “più libera e sollevata” e aggiunge: “Guardandomi indietro, ho fatto quel che dicevo che non avrei mai fatto. Ovvero compromettere chi sono solo per essere accettata”.
Halima spera di poter lavorare, in futuro, con brand che siano interessati alla “modest fashion”, a vestire donne che usano l’hijab.
Le dichiarazioni della modella ventitreenne sono molto forti. Non possiamo (e non abbiamo il diritto) di giudicare le sue scelte passate e presenti. Halima ha espresso una sua opinione che, però, può spingerci ad alcune riflessioni.
La questione dell’uso del velo è complicata, un sentiero accidentato, un tema importante che bisogna affrontare con calma, pazienza e cognizione di causa. Nella sua storia il velo è diventato un simbolo, ora di sottomissione della donna musulmana, ora dell’identità femminile nel mondo islamico. Magari alcune volte è stato eccessivamente caricato di significati, talvolta le implicazioni storiche, sociologiche, religiose di questo accessorio sono state affrontate con superficialità, perdendo di vista il soggetto della questione, la protagonista, cioè la donna e la sua volontà.
Forse, nel caso di Halima, l’hijab ha quasi oscurato la bellezza e la bravura della modella. In un certo senso non è Halima ad aver indossato l’hijab, ma l’hijab ad aver “indossato” Halima. Sì, suona assurdo, paradossale, incredibile. Non è escluso, però, che il velo sia stato schiacciato dal peso emblematico che gli è stato conferito e poi, man mano, sia stato svuotato di tutti i suoi significati, “interpretato” fino all’astrazione (quando, per esempio, ad Halima viene proposto di indossare copricapi diversi dal velo, ma che lo ricordano).
Di certo il messaggio di Halima sulla necessità di essere se stessi è molto attuale. La giovane modella è stata una apripista per le colleghe e uno stimolo per le stiliste musulmane. Ha creato un precedente. Vedremo quale sarà il suo futuro e se la storia del velo si arricchirà di un nuovo capitolo.
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