Visualizzazione post con etichetta amore. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta amore. Mostra tutti i post

mercoledì 26 febbraio 2014

“L’Arte di Dimenticare” di Ahlam Mosteghanemi

“Non un manifesto femminista, ma un rendiconto a firma femminile contro il machismo e in difesa dell’uomo, quell’essere che seduce e di fronte al cui fascino siamo orgogliose di cedere. Perché senza di lui non saremmo né femmine né donne”. 
Tratto dal libro “L’Arte di Dimenticare” di Ahlam Mosteghanemi 

Oggi vorrei proporvi un libro molto particolare, scritto da una delle voci più importanti e potenti del mondo arabo: l’algerina Ahlam Mosteghanemi. L’autrice non ha bisogno di presentazioni; riconosciuta come la più famosa romanziera arabofona del mondo, vanta più di un milione di fans su Facebook ed è la prima scrittrice algerina i cui lavori sono stati tradotti in inglese.

La copertina dell'edizione originale araba
Nel libro “L’Arte di Dimenticare” la Mosteghanemi insegna alle donne, non solo arabe, come dimenticare un uomo che le ha fatte soffrire. Non è strano che una donna araba parli di un argomento simile, al contrario: i suoi illuminanti consigli, frutto di riflessioni ed esperienze dirette e indirette e nati nella quotidianità araba possono essere applicati dalle donne di tutto il mondo, proprio perché l’amore, come la sofferenza, non ha nazionalità, né religione.

Il sottotitolo del volume indica fin da subito la traccia seguita dall’autrice per sviluppare l’argomento: “Amalo come sai fare tu, dimenticalo come farebbe lui”. Poche parole da cui affiora il piglio deciso, diretto, senza fronzoli con cui la Mosteghanemi cerca di spronare le lettrici a riprendere in mano la vita che, in nome del sentimento più sconvolgente e profondo che esista, hanno regalato all’uomo sbagliato. 

Attraverso la suddivisione precisa in capitoli con l’inserimento ad hoc di citazioni e poesie sue o di altri autori, o di detti popolari, l’autrice si propone di trattare in maniera rigorosa, quasi scientifica, ma nello stesso tempo leggera (non superficiale) e ironica il mal d’amore che, prima o poi, affligge tutte le donne della Terra. Le parole-chiave del saggio sono: amore, passione, attesa, oblio, cambiamento. L’ordine non è casuale. 

Tutto, infatti, inizia con il turbamento, le famose “farfalle nello stomaco”, quella sorta di sobbalzo che scatena nelle donne, come negli uomini, la prima fase di innamoramento acuto. Amore e passione si fondono, creando il sogno e l’idillio, scrivendo a caratteri d’oro nelle vite di ciascuno le parole fatidiche, “per sempre”

O, almeno, finché qualcosa non va storto. Le cose, si sa, possono cambiare; litigi, tradimenti, silenzi prolungati da parte dell’uomo possono gettare la donna nella più cupa angoscia e nello sconforto più profondo. Qui inizia la fase più delicata per la coppia che oscilla tra l’amore e la separazione. 

La donna, infatti, attende, spera e si dispera, non vuole saperne di dimenticare, quasi i ricordi di quell’amore siano tutto ciò che le rimane, l’unico appiglio per sopravvivere. Non a caso la copertina dell’edizione italiana del libro reca l’immagine di un pesce e, sopra, la scritta: “La memoria di un pesce oscilla tra i cinque e gli otto secondi. La fedeltà delle donne verso il passato è patologica”. 

Secondo Ahlam Mosteghanemi gli uomini sanno dimenticare prima e meglio, riescono a lasciarsi alle spalle il passato, a recidere i legami con ciò che non vogliono. Le donne, invece, cercano la fiaba, il sogno, il principe azzurro perfetto, romantico e condottiero, fiero ma tenero, determinato ma generoso, risoluto nelle cose della vita eppure tenero e fragile nelle cose dell’amore. Insomma, forse le donne cercano qualcosa che non esiste nella realtà, un ideale che fa prendere loro cantonate pazzesche da cui si risollevano dopo mesi, se non anni. 

La realtà, invece, è fatta di uomini che spariscono, talvolta pavidi o, semplicemente, non più innamorati come il primo giorno. Alcuni si comportano con serietà, ammettendo debolezze ed errori, altri no. Questi ultimi, di cui parla la Mosteghanemi nel suo libro, preferiscono tenere la loro ex compagna “in sospeso”, in una sorta di limbo, di “harem psicologico” di cui sono ancora i padroni. O meglio, credono di esserlo. 

Molte donne non sanno, o fanno finta di non sapere, che la chiave per liberarsi dalla prigione dei ricordi, dell’attesa e dei sospiri della tristezza è proprio nelle loro mani. E’ la chiave dell’oblio. Chiedersi perché le donne, talvolta, facciano finta o non si rendano conto di potersi salvare da sole da situazioni simili, o spiegare per quale motivo uomini e donne utilizzino determinati schemi comportamentali sono argomenti di studio molto complessi e su cui esiste una vasta letteratura. 

La Mosteghanemi spiega la sua interpretazione dei fatti attraverso l’osservazione diretta del mondo e delle persone, ricavando una verità difficile ma necessaria per scatenare il cambiamento e l’oblio: le donne hanno un senso della fedeltà e dell’attaccamento così profondo da risultare vincolante e perfino asfissiante in certi casi. 

L’unico modo per rompere le catene è dimenticare. Non è facile, l’autrice lo chiarisce subito e, descrivendo situazioni e stati d’animo, aiuta le lettrici accompagnandole, anzi, guidandole passo passo verso l’uscita dalla loro prigione.

Si tratta di una rivoluzione esistenziale che prevede di cancellare dalla mente e dal cuore, con buon senso e intelligenza, l’immagine dell’uomo che ha procurato sofferenza. Sembra strano dover usare la riflessione con l’amore, che poco ha a che fare con la logica. Eppure è proprio ragionando, pensando a se stesse e per se stesse che le donne possono sperare di recuperare l’indipendenza perduta.

Tutti i consigli dell’autrice sono validi, ma bisogna prendere consapevolezza del dolore, dello smarrimento e del tempo che vola via, inesorabile, in vana attesa di colui che non tornerà, per prendere lo slancio verso il futuro e una nuova vita fatta di serenità accanto all’uomo giusto.

Sembra strano che un’autrice araba affronti con tale spigliatezza un argomento così spinoso? In realtà non c’è nulla di anomalo; non solo, infatti, le donne arabe amano e soffrono come le occidentali e questo si è già detto, ma l’immagine stereotipata della odalisca da harem, sottomessa al suo signore, non è e non può diventare l’unico modo di immaginare le donne arabe. 

Questo saggio ironico, elegante, illuminante, la fierezza, la cultura e l’indipendenza di Ahlam Mosteghanemi, la sua conoscenza della vita, dei sentimenti e del cuore di uomini e donne, rendono tutte le sue opere intense e imperdibili. 

Di più “L’Arte di Dimenticaredovrebbe essere letto anche dagli uomini (arabi e non), poiché contiene interessanti verità sul modo di amare degli esseri umani, seppur nelle sue differenze di genere. 

Verità che, alcune volte, vengono dimenticate, magari in nome di un amore sbagliato che si ritiene, invece, eterno o del timore di ammettere paure che guasterebbero un’immagine di sé perfetta solo in apparenza.

Nessun cliché nel libro di Ahlam Mosteghanemi, solo la consapevolezza di quanto amare e dimenticare siano un’arte, le due facce di una stessa medaglia, quella dell’essere vivi, umani e profondamente complicati. 


Il Libro 

Titolo: L’Arte di dimenticare 

Autore: Ahlam Mosteghanemi 

Traduzione: Camilla Albanese 

Casa Editrice: Sonzogno 

Pagine: 239 

Data di Pubblicazione: aprile 2013

Prezzo: 16,50

Titolo Originale: Nissian 

Casa editrice edizione araba: Dar al-Adab 


Sinossi 

Quando una donna viene lasciata, tanto più se di punto in bianco, le ambasce del cuore possono travolgerla e spingerla a entrare nel tortuoso tunnel delle supposizioni, delle attese spasmodiche - più o meno sensate - di un segnale, magari nella speranza che non sia proprio l'ultimo e che lui ritorni. Ma così non va. C'è una cosa che le donne dovrebbero imparare dagli uomini, e cioè l'arte di dimenticare. Nessuno ci insegna come si fa ad amare, a evitare di essere infelici, a dimenticare, a spezzare le lancette dell'orologio dell'amore. Come si fa a non tormentarci, a lottare contro la tirannia delle piccole cose, a neutralizzare il complotto dei ricordi e ignorare un telefono che resta muto. Esiste qualcuno che, mentre siamo lì a singhiozzare per un torto d'amore, ci dice che un giorno rideremo di quella stessa cosa che oggi ci fa piangere? Attraverso le confidenze di amiche e conoscenti, proverbi e una ricchissima raccolta di aforismi di personaggi famosi - poeti, scrittori, filosofi arabi e non - questo libro è una sapiente e gustosa raccolta di pillole di saggezza per prendere le distanze da una storia finita e creare i presupposti per una nuova. 


L’Autrice

Ahlam Mosteghanemi, algerina, è nata nel 1953 a Tunisi e attualmente vive a Beirut. Personaggio di spicco della letteratura e del panorama mediatico arabo è una delle autrici più lette fin dalla pubblicazione del suo best-seller “La Memoria del Corpo”, vincitore del Naguib Mahfouz Medal for Literature. 


Per saperne di più

Il sito web di Ahlam Mosteghanemi.


lunedì 17 giugno 2013

Sahara (1983)

L’articolo di oggi è dedicato ad un film che la televisione non trasmette più da anni e che, forse, non ricordano in tanti. Eppure quando uscì, nel 1983, ebbe un buon successo di pubblico e, nonostante la critica non sia mai stata generosa, il film non è assolutamente da buttar via.

“Sahara” (1983) è un film diretto dal regista britannico Andrew V. McLaglen e ambientato nel 1928. Dale è la figlia di un costruttore d’auto che, per salvare l’azienda di famiglia, decide di travestirsi da uomo pur di partecipare ad una gara automobilistica nel Sahara. 

Tra i suoi rivali c’è Von Glessing, un tedesco che, usando la gara come copertura, vende armi alle fazioni tribali in lotta tra loro. Durante la corsa Dale viene rapita da un gruppo di beduini ritrovandosi proprio al centro di queste lotte intestine, ma anche di una inaspettata e travolgente storia d’amore con Jaffar, il capo di una delle tribù contendenti.

Il film mescola avventura, amore, scenari esotici da Mille e Una Notte, odio, guerra, invidia e rivalità fra clan. Nella parte dei protagonisti troviamo Brooke Shields, a cui venne assegnato il sarcastico “Razzie Award” per la sua interpretazione e Lambert Wilson, che ha lavorato in diverse produzioni americani, tra cui Matrix Reloaded e Matrix Revolutions. Di storie d’amore tra belle avventuriere e sceicchi del deserto ce ne sono tante e tutte, più o meno, seguono uno stesso leitmotiv. 

In questo film, però, queste vicende amorose tra i due protagonisti si intrecciano con dei temi
molto importanti ed attuali, come il traffico d’armi e le battaglie fra tribù rivali. La pecca, in effetti, sta proprio qui: due argomenti così importanti e complessi potevano essere affrontati in altro modo senza togliere nulla al fascino del film, dei protagonisti e della storia d’amore.

La sceneggiatura ha un buon livello ed anche l’ambientazione è ricostruita molto bene. Purtroppo, però, il film risente dell’immagine che l’Occidente ha elaborato per pensare l’Oriente, cioè di una sfumatura fiabesca eccessiva, un esotismo talvolta forzato e tutto questo è evidente man mano che la storia procede.  

Sahara, dunque, diventa un prodotto ad uso e consumo degli occidentali che vogliono guardare un film sul mondo arabo-islamico, ma senza impegnarsi troppo. 

Una sorta di svago che non deve concedere troppo alla riflessione. Un peccato, poiché gli spunti sono molteplici e notevoli, ma usati piuttosto male. Il livello della recitazione non è poi tanto malvagio e l’idea di partenza, una donna che si traveste da uomo per partecipare ad un rally alla fine degli anni Venti, è ottima e poteva essere sviluppata mettendo in risalto la personalità decisa della protagonista che cede di fronte all’amore, ma comunque non dimentica il dovere di portare a termine gli obiettivi intrapresi. 

Ciò, invece, viene mostrato solo a tratti (per esempio quando Dale abbandona l’accampamento per riprendere la gara, pur essendo già innamorata di Jaffar), ma manca un vero approfondimento psicologico, una caratterizzazione più profonda e sfumata, al contempo, dei protagonisti. Sahara è una buona occasione sprecata ma la visione di questo film non è certo da sconsigliare. 

Un’ora e mezza di intrattenimento che fa sognare (e di questi tempi ce n’è bisogno), che fa muovere la mente verso luoghi ed atmosfere diverse e non sempre accessibili. 

Perché non riproporre il film in televisione (ad un orario decente) e, magari realizzare una versione italiana del DVD?



domenica 21 aprile 2013

Sine Tempore. La Spada di Allah


Cari amici, mi scuso per il ritardo nel pubblicare i nuovi post, ma sono stata impegnata in alcuni nuovi progetti. 

Per ora posso iniziare a parlarvi del primo. Si tratta di una antologia, "Sine Tempore", pubblicata dalla casa editrice La Mela Avvelenata e che conterrà anche un mio racconto, "La Spada di Allah"

L'antologia uscirà a maggio, ma ogni racconto incluso in essa verrà pubblicato anche singolarmente, a luglio, con la stessa casa editrice

Il filo conduttore del progetto è l'ucronia. Ogni autore ha ripreso un avvenimento storico riscrivendolo e cambiandone l'esito. 

Nel caso de "La Spada di Allah" (che non sarà il solo racconto di cui parlerò nel blog) l'ambientazione scelta è quella dell'Assedio di Vienna del 1683

Cosa sarebbe accaduto se l’Impero Ottomano avesse conquistato Vienna in quel fatidico 11 settembre 1683, quale sarebbe stato il destino del mondo? 

"La Spada di Allah" è un racconto in cui amore, ambizione, inganno, tradimento, magia e politica si fondono. 


La trama 

9 settembre 1683. L’esercito ottomano tiene sotto assedio Vienna, la “Mela d’Oro”, deciso a
conquistarla e a penetrare, attraverso essa, nel cuore dell’Europa. Il sultano, però, non è ancora certo di voler scatenare una guerra, al contrario del suo consigliere Ibrahim, in realtà un jinn mosso dalla sete di potere. Quest’ultimo riesce, grazie ai suoi poteri e all’alleanza con Sharif, il crudele figlio del sultano, a conquistare Vienna ed il mondo, portando l’Islam a dominare sull'intera umanità. Si apre un’epoca di crudeltà ed incertezza, poiché il messaggio della religione musulmana viene traviato e modellato sulla ferocia dei nuovi padroni. C'è solo un modo per uccidere Ibrahim: impossessarsi della leggendaria spada di Allah. L'impresa è da sempre considerata impossibile, ma il coraggioso Abdallah non esiterà a rischiare la vita pur di salvare la sua amata Noor ed il mondo intero dagli intrighi di Ibrahim, ristabilendo la pace ed il vero messaggio dell’Islam. Per riuscirci, però, dovrà fare i conti con la sua coscienza… 


Aneddoti legati al racconto.

Dopo averlo pensato e scritto, ho scoperto il film di Martinelli dedicato all'avvenimento storico e ora al cinema (lui, però ha raccontato i fatti cosi come sono avvenuti, nel progetto di Sine Tempore, invece, abbiamo "giocato" con la Storia). 

Un po' prima di scriverlo, invece, mi viene regalato il libro "Il Turco a Vienna" (l'ho divorato...il libro non il Turco). 

L'assedio di Vienna fu anche argomento di un mio esame. Se qualcuno crede al karma, mi faccia sapere se c'è un oscuro significato in tutto ciò :-) 

Presto pubblicherò tutte le novità al riguardo. Intanto vi segnalo la pagina facebook dedicata all'antologia.

martedì 4 dicembre 2012

Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade. Recensione

Oggi inizia una serie di post dedicati alle Mille e Una Notte: le storie, la genesi, le trasposizioni e le varie riletture di questo capolavoro immortale. 

 Iniziamo dall’ultima trasposizione per la televisione, andata in onda proprio una settimana fa. “La Mano di Fatima” se ne è occupata ampiamente ma vi ricordo il sito della fiction, per chi l’avesse persa. 

Una premessa importante: è inutile tentare di paragonare l’opera in questione alle celebri novelle. Sono due cose molto diverse, benché il legame tra loro sia ovvio. Potremmo dire che la fiction “contiene” le storie de Le Mille e Una Notte e la loro cornice (la vicenda di Shahrazade), ma le reinterpreta dando vita a qualcosa di nuovo, non giudicabile esclusivamente attraverso un confronto con le storie scritte. La trasposizione è semplicemente “diversa”. 

Per dare un’ opinione imparziale, dovremmo fare una cosa apparentemente paradossale: avere ben presenti le novelle e, nello stesso momento, distaccarcene. E’ l’unico modo che abbiamo per non cadere in facili pregiudizi. 

Detto questo siamo più liberi di “gustare” “Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade” per ciò che è: una bella storia narrata per un pubblico occidentale, ma senza rinunciare ai “profumi d’Oriente”. 

Le differenze tra la raccolta e la fiction sono evidenti: il sanguinario sovrano Shariyar delle novelle, che Shahrazade incanta con i suoi racconti, nella fiction diventa il padre della giovane, è assolutamente innocuo e muore a metà della storia. 

Non è tutto: Shahrazade si innamora di Aladino (della genesi di racconti come quello di Aladino e della loro “genuinità” parleremo prossimamente) che, a causa di un sortilegio, diventa il perfido sultano a cui dovrà dedicare le sue lunghe storie per rimanere in vita. 

A questo punto molti potrebbero gridare allo scandalo, eppure “Le Mille e Una Notte Aladino e Sherazade” segue una perfetta linea logica, pur mescolando elementi di vario genere. E’ un’opera molto “occidentale” nello stile e nei rimandi, ma riesce a mantenere l’eco dell’Oriente attraverso la scenografia, i dialoghi e la buona interpretazione di tutto il cast. 

Come non pensare alla Maga Circe ogni volta che la strega Namuna appare sulla scena, classica femme fatale che trasforma gli uomini che la rifiutano in maiali? I suoi servitori, tutti uguali e molto somiglianti a dei fedeli porcellini, non hanno qualcosa di mefistofelico? Il Genio (interpretato dal leggendario Massimo Lopez) non ricorda una sorta di scienziato un po’ goffo ma dal cuore d’oro? 

I protagonisti, poi, sono sempre in parte e non cadono mai nella trappola del “fumetto orientaleggiante e surreale”. Ottima la caratterizzazione di Shahrazade (Vanessa Hessler), ragazza dedita agli studi, brillante ed audace (come la protagonista delle novelle) e poco propensa al matrimonio combinato (molto moderna in questo). 

Interessante la scena in cui Shahrazade si serve della novella persiana “Turandot” (ripresa da Carlo Gozzi nel 1762 e poi divenuta la celebre opera di Puccini, rappresentata per la prima volta nel 1926), per evitare l’obbligo di scegliere uno sposo. 

Aladino, interpretato dall’affascinante Marco Bocci, non è un eroe, ma un ragazzo a tratti ingenuo, che subisce una notevole e coerente evoluzione nel corso della fiction, come Shahrazade, del resto, da giovane sognatore a uomo determinato ma pur sempre altruista e generoso. 

La fiction ha optato per effetti speciali non scontati (lo stesso regista ha ammesso che non dovevamo aspettarci tappeti volanti) e ha evitato rimandi troppo approfonditi alla religione o alla cultura persiana, cercando, con successo, di spostarsi su un piano più generale e, quindi, accessibile a tutti. 

L’amore, la magia e l’avventura, ma anche sentimenti negativi purtroppo sempre attuali come l’odio, la vendetta, la malvagità, la brama di potere e l’avidità, si alternano in questa fiction, creando una bella storia per tutta la famiglia, dal lieto fine e con una sola morale: il Bene vince sempre ed i sogni possono avverarsi se ci crediamo veramente.

mercoledì 17 ottobre 2012

Meknès parte quarta “L’Amore della Regina”

L’ultima parte di Meknès riserva dei colpi di scena: un potente capo berbero muove guerra contro il sovrano del Marocco, proprio nel momento in cui Leila dà alla luce una figlia. 

Il nemico è ormai alle porte della città e, nonostante l’imponente difesa, riesce a rapire alcune donne dell’harem, tra cui la favorita. 

La protagonista si ritrova, cosi, prigioniera di un uomo misterioso e brutale. La scoperta della vera identità del capo berbero mette Leila di fronte ad un bivio da cui dipenderà la sua intera esistenza. 

Rimanere confinata nel deserto, adattandosi ad una nuova vita, mentre a Meknès tutti la credono morta, oppure tentare una fuga che sembra impossibile? Solo il cuore potrà guidare Leila verso la giusta ma rischiosa decisione finale.

 “L’Amore della regina” sarà disponibile, per Lite Editions in versione ebook, dal 14 novembre 2012.

lunedì 17 settembre 2012

“Meknès” la saga di Lite Editions

Questa settimana appena trascorsa mi ha tenuta lontana dal blog a causa di impegni vari. Il più bello, di cui voglio parlarvi ora, riguarda la pubblicazione dei miei racconti in ebook per la casa editrice Lite Editions. 

La saga, dal titolo “Meknès”, si compone di quattro racconti ambientati proprio nella stupenda città del Marocco, ai tempi del Sultano Moulay Ismail. Sarà in vendita sul sito Lite Editions, collana "Storica" e sui principali bookstores online a partire dal 24 ottobre 2012. 

La storia inizia nel 1679 quando la bella Leila, figlia del medico di corte, intraprende l’addestramento che la porterà a ricoprire il ruolo di favorita del sultano. La giovane dovrà imparare a destreggiarsi tra gli intrighi di corte, la personalità temibile e spietata del sovrano, le invidie e le gelosie dell’universo chiuso ma complesso dell’harem

Leila è una ragazza che vive una vita imposta, ma non avverte il peso della costrizione, almeno all’inizio: i sogni della sua famiglia sono diventati i suoi ed il suo unico obiettivo è diventare moglie e favorita del Principe dei Credenti. Fino a che non scopre l’amore, quello vero, che non si può indurre, ma trascina via ogni certezza… 

Spero che vi piacciano e di leggere anche qui sul blog i vostri commenti. Per il momento vi mostro la cover del primo racconto e vi segnalo la pagina facebook dedicata a Meknès. Ci saranno ulteriori aggiornamenti ed approfondimenti sui personaggi, sulla storia e sui luoghi. Buona lettura! 

 I Titoli di “Meknès”

1) La Moglie del Sultano dal 24/10/2012 

2) Il Veleno della Principessa dal 31/10/2012 

3) L’Eunuco e la Favorita dal 07/11/2012 

4) L’Amore della Regina dal 14/11/2012