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domenica 26 agosto 2012

Vertigo di Ahmed Mourad

Può un solo uomo cambiare ciò che non va nella realtà circostante? Da dove parte la voglia di libertà e di cambiamento? Bisogna rassegnarsi ad un mondo marcio e meschino, oppure vale sempre la pena lottare, anche quando si rischia grosso? 

Con il suo romanzo, "Vertigo", Mourad ci dice che è giusto, anzi, doveroso sperare e lottare per ciò in cui si crede. La sua storia è una scommessa sul futuro, una piccola rivoluzione che parte dal protagonista, che si chiama Ahmed, proprio come il suo creatore e, come lui, porta gli occhiali e fa il fotografo. 

Ahmed è l’emblema della trasformazione che sta avvenendo nell’Egitto contemporaneo, dei giovani egiziani che “sopravvivono”, ma avrebbero tutto il diritto di “vivere” e pensare al domani con serenità. 

E’ il simbolo stesso di un Paese che ha dato tantissimo alla Storia, ma sembrava aver perso la bussola e la capacità di risollevarsi dalle miserie sociali e politiche che ha dovuto attraversare. 

Il nostro protagonista, uomo qualunque e apparentemente destinato a vivere un’esistenza sbiadita, si trova invischiato in un fatto di sangue: l’assassinio di due uomini d’affari nel celebre bar Vertigo. Testimone dell’orrore, Ahmed non pensa a scappare, ma a scattare foto scottanti del massacro. 

A questo punto può fare due cose: tacere o agire. Sceglie la seconda opzione, più rischiosa, ma indice di grande coraggio. Certo, non può battersi da solo e allo scoperto contro giganti corrotti e spietati, cosi architetta un geniale piano che lo porterà dritto alla soluzione dell’intricato caso del bar “Vertigo”.

Chi si aspetta un libro sulle meraviglie dell’Egitto rimarrà deluso: Mourad descrive l’avidità, la cattiveria, la corruzione, l’ipocrisia, la lascivia di una società in rapido ed inesorabile declino. La storia trascina il lettore in un vero e proprio vortice in cui niente è come appare e la verità è un lusso che soprattutto i potenti non possono permettersi. 

A tal proposito sono da menzionare le descrizioni del Casino Paris, luogo malfamato in cui Ahmed si ritrova a dover lavorare, regno di attricette e ballerine da quattro soldi, che si vendono per poco e di uomini tanto ricchi quanto volgari e viziosi. 

Perfino la stampa è presa di mira: i media non sono garanzia di specchiata moralità, o di attendibilità, bensì uno strumento che, come in un circolo vizioso, corrompe e si lascia corrompere. 

L’autore ha saputo coniugare con intelligenza e talento una ambientazione araba, modelli e stili di vita egiziani con uno stile e una tecnica narrativa occidentali. Non è il primo a farlo; la letteratura araba è piena di esempi di questo tipo, che iniziano con il fenomeno della nahdah. Mourad, inoltre, è dotato di uno stile intrigante, sarcastico e pungente. 

E’ una specie di piccolo Faust egiziano, che irride senza pietà e si fa beffe del potere minaccioso. La censura non lo spaventa, d’altra parte non deve essere stata troppo attenta, se Mourad, ex fotografo di Mubarak, sostiene addirittura che: “ Il regime non ha letto il libro. A queste persone non piaceva affatto leggere. Credo sia stata la mia fortuna”. 

E’ lui a guidarci fino in fondo al vortice dello squallore, ma lo fa con leggerezza, una certa dose di speranza e, perché no, di ottimismo. Vertigo è un romanzo di aperta denuncia, che vi consiglio di non perdere. 

Pur non essendo presente l’Egitto storico, quello che i turisti amano visitare, le superbe origini di questa civiltà sono ben visibili sullo sfondo. 

Molto interessante è anche il ruolo della donna in questo libro: due immagini speculari ci mostrano da una parte le donnette del Casino Paris, dall’altra la sorella del protagonista, donna colta che si è lasciata sottomettere dal subdolo fascino del fondamentalismo religioso. Nel mezzo, come a bilanciare questi due estremi femminili, c’è un’altra figura femminile di spicco: la bella, seria e sfortunata Ghada, di cui Ahmed si innamora perdutamente. 

La critica sostiene che “Vertigo” abbia preannunciato la Primavera Araba. Forse è cosi, ma credo che quest’opera sia anche lo specchio in cui si può riflettere non solo l’attuale generazione egiziana, ma anche tutti quelli che non vogliono darsi per vinti e non possono rassegnarsi a veder crollare il mondo che li ha visti nascere. 

Per chi vuole saperne di più, vi consiglio di leggere la mia recensione di “Vertigo” apparsa sul blog Diario di Pensieri Persi. 

Il Libro

Titolo: Vertigo 
Autore: Ahmed Mourad 
Casa editrice: Marsilio 
Collana: Farfalle 
Traduzione: Barbara Teresi 
Anno: 2012 
Prezzo: 18 euro 

Trama

Al bar Vertigo, locale notturno alla moda, ritrovo per la gente che conta del Cairo, Ahmed Kamàl assiste per caso all'omicidio di due noti uomini d'affari. Fotografo di professione, imprime le immagini della strage sulla pellicola, ed è pronto a farle pubblicare, ma si rivolge al giornale sbagliato: i media del paese sembrano puntare a molta apparenza e poca verità. Intrappolato in una rete di giochi di potere, Ahmed per un po' trova riparo in un locale notturno, popolato da ballerine del ventre e attricette in cerca di gloria, accanto a uomini d'affari e politici: gente influente, persone che al mattino sulle pagine dei giornali sono nemiche, e di notte diventano alleate nel gioco delle parti, tutte riunite nello stesso locale in cerca di donne e alcol, a ostentare la propria ricchezza. Testimone scomodo, Ahmed tuttavia non intende tacere... Accolto in Egitto con grande entusiasmo all'arrivo della primavera araba, Vertigo denuncia il malcostume del paese, senza mai rinunciare all'ironia. Con il suo ritratto schietto di una polizia di stato losca e vendicativa e di una classe politica corrotta, Mourad racconta la difficoltà di trovare un vero modello per le nuove generazioni, il disordine che pervade la nazione, lo stato di vertigine perpetua in cui si confondono ruoli e concetti, dove chi difende i valori morali può subito dopo essere sopraffatto dal proprio interesse personale. Ma tutto questo non gli impedisce di affidare alle sue pagine un messaggio di speranza per i giovani... 

La Critica

"Mourad, che di giorno scattava i ritratti ufficiali di Mubarak mentre di notte scriveva per sfogare la sua rabbia contro il regime, è l'autore di un romanzo sulla corruzione che in Egitto è un bestseller"  
The Guardian 

"Un libro che avrebbe potuto mettere in serio pericolo l'autore, se solo qualcuno del regime l'avesse letto: Vertigo è infatti un ritratto schietto di una polizia di Stato losca e vendicativa, e di una classe politica corrotta"  
The Atlantic Wire

"Un giallo dal sapore egiziano, ma che talvolta sembra portarci nel mondo di John Grisham. E' l'esempio di una nuova generazione di scrittori che finalmente è in grado di raggiungere il grande pubblico anche al di là dei confini arabi"  
Livres Hebdo

Per saperne di più

Dal libro di Mourad è stato tratto uno sceneggiato (musalsal) mandato in onda nelle tv egiziane durante questo Ramadan. 
Ecco il trailer
Sul blog della casa editrice Marsilio trovate, invece,l'intervista all’autore
E ancora  il booktrailer del libro.
Biografia

Ahmed Mourad (Il Cairo 1978) ha studiato cinematografia. Ex fotografo personale di Mubarak, regista e scrittore, ha ricevuto diversi premi per i suoi cortometraggi. Vertigo è il suo primo libro, all'ottava edizione in Egitto, di recente pubblicato anche in UK per Bloomsbury.

venerdì 20 luglio 2012

La Sposa dell’Imperatore

Ho scelto questo bel film per inaugurare la sezione “Cinema” del blog. Forse molti di voi lo conoscono già e sanno che appartiene alla grande produzione, in costante ascesa, di Bollywood.

La pellicola, del 2008, è un grande affresco storico con venature feuilleton. Diretta da un grande regista come Ashutosh Gowariker (Lagaan-C’era una volta in India), narra le vicende d’amore e di politica alla corte della dinastia Moghul, nel sedicesimo secolo, al tempo del sovrano Akbar. Quest’ultimo, uomo tanto scaltro quanto violento, ha portato la propria stirpe a toccare la vetta del successo politico e militare.

Benché osteggiato e da alcuni definito senza mezzi termini un usurpatore, Akbar ha l’anima del leader e questo gli consente di mantenere il trono dosando sapientemente intelligenza, acume diplomatico e forza. Proprio da questo atteggiamento misurato nasce l’idea di un matrimonio di convenienza con Jodhaa, una stupenda principessa Rajput. Il matrimonio è, ovviamente, un’alleanza tra dinastie, l’anello di congiunzione tra i musulmani e gli hindu.

La principessa Jodhaa, però, non è certo una dolce e remissiva fanciulla. Determinata a mantenere ben salde le proprie radici, pone come condizione alle nozze di poter mantenere la propria fede e addirittura far costruire un tempio dedicato a Krishna all’interno del palazzo reale. Le richieste suscitano scandalo alla corte Moghul, ma Akbar le accetta.

L’unione tra i due sarà tutt’altro che semplice: il carattere di Jodhaa è fiero e determinato tanto quanto quello di suo marito. Quest’ultimo tenterà in tutti i modi di dimostrare la genuinità dei propri sentimenti alla bella principessa, delusa dal fatto di essere considerata poco più di un oggetto venduto al miglior offerente. Inoltre Jodhaa dovrà affrontare le invidie e le ripicche della nuova corte in cui si trova a vivere.

La sua peggior nemica sarà l’intrigante nutrice di Akbar, la cui smodata insolenza poggia proprio sul favore accordatole dal sovrano. In realtà il film non racconta solo la storia d’amore tra i due regnanti. Molto ampia è la parte, parallela e di uguale importanza, dedicata alle conquiste militari di Akbar e alla condotta politica del suo regno.

Purtroppo, data la durata totale della pellicola, più di tre ore e mezzo, questa narrazione è stata sacrificata per dare più spazio alle vicende sentimentali. Il regista ha lavorato molto sull’attendibilità storica, pur prendendosi alcune libertà per creare una storia dal sapore romanzesco.

Gli attori, a partire dai due protagonisti, Hrithik Roshan e Aishwariya Rai, sono perfettamente in parte. La bellissima Aishwariya spicca su tutti per eleganza, portamento, doti recitative e freschezza. Roshan dimostra di essere entrato pienamente tra le pieghe dell’animo complesso di Akbar, donandogli spessore ed anche simpatia. Le atmosfere impreziosite da meravigliosi e coloratissimi balletti in pieno stile Bollywood danno il tocco finale ad un film da vedere assolutamente.

Coreografie e scenografie da sogno sono lo sfondo di una storia d’amore e di guerra che non meritava di essere tagliuzzata in questo modo. Sono convinta che il pubblico occidentale la apprezzerebbe ancora di più se potesse vederla per intero. Lo stesso vale per le altre produzioni targate Bollywood. Il pubblico ha voglia di sognare. E se il sogno dura un po’ di più del solito, meglio cosi.

Dati tecnici

Titolo: La Sposa dell’Imperatore
Titolo originale: Jodhaa-Akbar
Regista: Ashutosh Gowariker
Soggetto: Ashutosh Gowariker, Haider Ali
Sceneggiatura: Ashutosh Gowariker, Haider Ali
Anno: 2008
Durata: 213’
Genere: storico
Interpreti principali: Hrithik Roshan, Aishwariya Rai, Kulbhushan Kharbanda, Sonu Sood.

martedì 17 luglio 2012

Il Viaggio di Ibn Fattouma di Nagib Mahfouz

Il Viaggio di Ibn Fattouma è uno dei libri più belli di Nagib Mahfouz. Un viaggio allegorico nella Storia, tra le società che hanno affrontato il tempo per creare la civiltà.
L’opera, pubblicata nel 1983, prende spunto dal genere riḥla, cioè la letteratura di viaggi risalente all’epoca medievale, richiamandosi ad uno dei suoi più celebri autori, Ibn Battuta. Il collegamento è reso ancora più evidente dall’assonanza tra il nome dello scrittore e quello del protagonista.

Ai critici non è sfuggito nemmeno l’intento parodistico di questa somiglianza e del romanzo stesso, che ricalca in chiave ironica i viaggi di Ibn Battuta. Quest’ultimo partì da Tangeri nel 1326 per compiere il pellegrinaggio rituale a La Mecca. Tornò a casa 25 anni dopo, portando con sé ricordi e aneddoti sulle genti che aveva incontrato ed i luoghi che aveva visitato.

Ibn Fattouma, invece, parte perché insoddisfatto della propria esistenza e del clima di ingiustizia e povertà che regna nel mondo musulmano, la Dar Al-Islam. Spera di riuscire a varcare i confini della terra di Gebel, luogo leggendario, perfetto, una vera e propria utopia di cui tutti hanno sentito parlare, ma che nessuno ha mai visto davvero. Crede, inoltre, che l’incontro con altri popoli possa dargli le risposte esistenziali che cerca, ma il suo diviene ben presto un viaggio tra le realtà socio-politiche più che tra le civiltà.

Nagib Mahfouz non ci dice in che tempo e luogo viva Ibn Fattouma, anche se sembra di scorgere tra le righe l’atmosfera del medioevo arabo.

La prima tappa di questo viaggio è la Dar Al-Mashriq, un territorio pagano e dedito al culto della Luna. Questo luogo rappresenta il primo passo verso la civiltà ed è dominato da una società tribale e matriarcale. E’ qui che Ibn Fattouma conosce Arousa, che diverrà sua moglie, ma anche uno dei personaggi chiave del romanzo.

La seconda tappa, Dar Al-Ḥayra, è un regno in cui il culto è dedicato ad un dio-re, padrone di tutte le terre. Qualunque ribellione viene punita con la morte. Dar Al-Ḥayra ricorda molto da vicino l’epoca feudale ed è proprio qui che Ibn Fattouma sconta ingiustamente venti anni di prigione.

Il terzo viaggio è verso Dar Al-Ḥalba, il regno della libertà assoluta, in cui non esiste religione di Stato e si fanno manifestazioni a favore delle unioni omosessuali con l’aiuto e la protezione della polizia. Gli abitanti di Dar Al-Ḥalba credono solo nella ragione ed il tipo di società in cui vivono rimanda a quelle capitaliste dell’Occidente. E’ qui che Ibn Fattouma si sposa per la seconda volta, pur non potendo dimenticare Arousa, di cui ignora il destino.

Dar Al-Aman è la tappa successiva: in questo paese dominano la giustizia e l’uguaglianza. Tutti lavorano e non esistono differenze sociali. Eppure in questo luogo la felicità è sconosciuta, mentre la tristezza e la frustrazione regnano sovrane. Ibn Fattouma si trova di fronte al sistema comunista e marxista.

La penultima tappa del viaggio è Dar Al-Ghurub, in cui il giovane si prepara fisicamente e spiritualmente per entrare a Gebel. Il suo addestramento viene interrotto dalla guerra ma egli, deciso a raggiungere la meta finale, non si scoraggia ed accetta di intraprendere l’ultimo viaggio pur consapevole di nojn essere pronto.

Il romanzo si interrompe prima dell’arrivo a Gebel, mostrandoci Ibn Fattouma e gli altri compagni di percorso intenti a scalare la montagna che li separa dal loro “paradiso”. Non sappiamo se riusciranno ad entrare: il loro cammino si ferma al presente della Storia umana. Il futuro non è che un’incognita. Non a caso l’ultimo capitolo si intitola “L’Inizio”; è la strada che l’Uomo dovrà compiere da qui in avanti, vivendo e sbagliando.

Ibn Fattouma viaggia alla ricerca di una società perfetta che non trova: ognuno dei luoghi che attraversa mostra le crepe dell’estremismo e dell’intolleranza. Ogni volta egli cerca il parere illuminante di guide e saggi dei paesi in cui mette piede, pone domande sugli usi, i costumi, il pensiero, ma la delusione lo accompagna senza dargli scampo.

Mahfouz, però, sembra suggerire che la soluzione ideale sia un compromesso tra capitalismo e comunismo. Sta all’Uomo realizzare un mondo che sia il più possibile vicino a questo ideale.

Il Libro

Titolo: Il Viaggio di Ibn Fattouma
Autore: Nagib Mahfouz
Casa Editrice: Newton & Compton
Pagine: 153
Prezzo: 9.90 euro
Anno: 2011

Trama

Quando la donna che ama e vorrebbe sposare gli viene ingiustamente sottratta da un uomo più potente di lui, Ibn Fattouma decide di mettersi in viaggio per raggiungere la mitica terra di Gebel, da cui nessuno ha mai fatto ritorno e dove spera di trovare saggezza e conoscenza per sé e la sua gente. Per raggiungerla, la sua carovana dovrà attraversare cinque nazioni, ognuna con la propria religione e il proprio governo. La prima è Mashriq, soggetta a un despota e abitata da schiavi nudi che inneggiano alla Luna; poi Haira, una nazione teocratica governata dall'esercito; la terza è Halba, terra di estrema libertà; segue Aman, società dove regnano giustizia e ordine ma nella quale sembra non esserci spazio per i sentimenti; infine Ghuroub, dove vige il culto della Ragione. Ibn Fattouma subisce un'iniziale fascinazione da parte di ciascuna, ma alla fine si rende conto che il dolore e la guerra regnano ovunque, tanto da temere che la stessa terra di Gebel sia solo un sogno. Pubblicato in arabo nel 1983, "Il viaggio di Ibn Fattouma" è una favola magica e raffinata sulla ricerca della società perfetta, sul desiderio mai appagato di felicità, ma anche, tra le righe, una velata critica a quell'Islam cui Mahfuz stesso appartiene.

Biografia dell’autore

Laureato in Filosofia, giornalista e sceneggiatore, Nagib Mahfuz è considerato unanimemente tra i più importanti scrittori arabi di tutti i tempi. Nel 1957 ha ricevuto il premio di Stato per la Letteratura, e nel 1988 è stato il primo autore arabo ad essere insignito del premio Nobel. Parallelamente alla sua attività narrativa, Mahfuz ha lavorato come dipendente del Ministero degli Affari Religiosi e ha ricoperto l’incarico di direttore del Dipartimento del cinema presso il Ministero della Cultura. Nel 1994 ha subito un attentato ad opera di fondamentalisti islamici. Nonostante la semiparalisi del braccio destro, Mahfuz non ha comunque mai interrotto il suo lavoro di scrittore. Tra le sue opere, sempre incentrate sulla cultura egiziana e sul rapporto affettivo dello scrittore con la città del Cairo e con la vita popolare dei suoi quartieri, si ricordano: Vicolo del mortaio, Il ladro e i cani e la Trilogia del Cairo. La Newton Compton ha pubblicato anche La battaglia di Tebe; Akhenaton. Il faraone eretico; La maledizione di Cheope; Rhadopis. La cortigiana del faraone; Racconti dell’antico Egitto; Il giorno in cui fu ucciso il leader e Un uomo da rispettare

Bibliografia

Nagib Mahfouz, Il Viaggio di Ibn Fattouma, ed. Newton & Compton 2011;
Rasheed El-Enany, Naguib Mahfouz. The Pursuit of Meaning, Routledge, Usa, 1993;