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sabato 9 marzo 2013

Aforismi: Nagib Mahfouz

"Alessandria finalmente! Alessandria goccia di rugiada. Esplosione di nubi bianche. Sei come un fiore in boccio bagnato da raggi irrorati dall'acqua del cielo. Cuore di ricordi impregnati di miele e di lacrime". 
Tratto da Mīrāmār, 1976, di Nagib Mahfouz (1911-2006)

mercoledì 29 agosto 2012

Femminismo islamico: cenni di storia

Il femminismo islamico nacque alla fine dell’Ottocento, seguendo le orme dei cambiamenti politici, culturali, sociali e storici innescati dalla nahdah, il fenomeno di rinascita del mondo arabo e islamico.

Nonostante le numerose interazioni tra il femminismo occidentale e quello islamico, quest’ultimo è sempre stato totalmente indipendente dai movimenti per i diritti delle donne europei e americani. 

Inoltre si caratterizzò fin da subito per l’orientamento nazionalista e la forte inclinazione verso il panarabismo. Il femminismo islamico nacque come reazione a due tipi di fattori: i primi, interni, erano legati al contesto sociale e riguardavano la ribellione alla segregazione sessuale attuata nell’Impero Ottomano. 

Le donne benestanti, infatti, uscivano raramente dalle loro case e sempre velate. Non avevano bisogno di lavorare ed erano escluse dalla vita pubblica. Questa segregazione divenne ben presto emblema di prestigio e di un elevato tenore di vita, ma anche di un’esistenza senza sbocchi e spesso opprimente.

I fattori esterni, invece, erano strettamente vincolati al dominio militare, culturale ed economico delle potenze europee e alle loro aspre critiche nei confronti della condizione femminile nell’Islam. 

Le femministe ritenevano che il percorso di liberazione della donna dovesse essere parallelo a quello per l’indipendenza e molti loro discorsi risentivano del sentimento anticolonialista. In più la percentuale di analfabetismo tra le donne era davvero molto alta e, in questo caso, la classe sociale non faceva la differenza. 

Le ragazze iniziarono a studiare verso la fine dell’Ottocento: le più abbienti con precettori privati, solitamente europei; le altre frequentando scuole pubbliche. 

In Egitto, patria di nascita del femminismo islamico, la prima scuola statale femminile venne inaugurata nel 1873. Ma fu solo nel 1929 che un piccolo gruppo di donne poté accedere all’Università del Cairo. 

Non si può dimenticare, inoltre, l’importante ruolo svolto dalle scuole missionarie cristiane, presenti in molti Paesi musulmani. Nei primi anni del Novecento iniziò un interessante dibattito sulla condizione della donna, portato avanti da uomini (parleremo, a breve, dell’influenza di intellettuali come Qasim Amin).

Dagli anni Venti del Novecento, però, anche le donne parteciparono fondando associazioni, salotti letterari femminili e giornali che trattavano apertamente la condizione femminile. Non solo queste riviste erano dirette da donne e si rivolgevano ad un pubblico femminile; ospitavano anche i loro articoli e le loro opere, mettendo in luce, secondo un’ottica femminista, pregi e difetti della condizione femminile dell’epoca. 

Il primo giornale femminile fu “Al-Fatah” (La ragazza), fondato da Hind Nawfal ad Alessandria nel 1892. 

Bibliografia 
 
Leila Ahmed: “Oltre il Velo. La donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed La Nuova Italia, 1995;
Isabella Camera D’Afflitto: “Letteratura araba contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”, ed. Carocci, 2006;
Hoda Sha’rawi: “Harem Years. The Memoirs of an Egyptian Feminist 1879-1924”, ed. Feminist Press, 1993;

lunedì 23 luglio 2012

Mahmoud Said: quando la rivoluzione passa attraverso l’arte

L’egiziano Mahmoud Said (1897/1967) è considerato il pioniere dell’arte egiziana moderna. Nato ad Alessandria d’Egitto, città che sarà più volte protagonista delle sue opere, frequentò le migliori scuole ed ebbe una educazione molto raffinata. 

Per assecondare i desideri paterni, si iscrisse alla facoltà di Legge, lasciando che l’arte diventasse niente più che un hobby. Nonostante ciò Said continuò a dipingere e, all’età di cinquanta anni, nel 1947, realizzò il suo sogno. 

Lasciò la professione di giudice per creare opere destinate a rimanere nella Storia dell’Egitto moderno. Mahmoud Said non fu certo un dilettante: ebbe la possibilità di approfondire lo studio delle tecniche artistiche in Europa e di confrontarsi con altri pittori egiziani del suo tempo.

Il suo stile rimane, ancora oggi, unico ed inimitabile: i soggetti preferiti dell’artista erano il paesaggio egiziano, la sua Alessandria, il Mar Mediterraneo ricco di colori e sfumature e le scene di vita quotidiana. Said, infatti, amava ritrarre contadini e contadine vestiti con abiti tradizionali, tirando fuori l’anima dell’Egitto con tutte le sue peculiarità. 
 
I colori sono vivi, brillanti, accesi, il tratto deciso e drammatico. Inoltre il contrasto tra luci ed ombre dona alle figure una tridimensionalità, una vivacità ed una vividezza senza pari. Mahmoud Said seppe conciliare le tecniche artistiche occidentali con i temi della cultura egiziana grazie ad un raro talento ed uno spirito d’osservazione notevole. 

Probabilmente il quadro più famoso rimane quello dedicato all’inaugurazione del Canale di Suez, avvenuta il 17 novembre 1869 alla presenza di Napoleone III, dell’imperatrice Eugenia e di un personaggio molto conosciuto ed importante per l’Egitto moderno: il Khedivé Ismail. Il dipinto è custodito nel Museo dedicato a Mahmoud Said, ad Alessandria. 

Questo luogo, una splendida villa costruita in stile italiano, fu la residenza del pittore ed oggi ospita anche dipinti di altri famosi artisti egiziani. Venne inaugurato nel 1973.