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mercoledì 12 giugno 2019

Il Salvator Mundi è sul panfilo di un principe saudita?

Salvator Mundi. Fonte: Wikipedia
Non si hanno più notizie del dipinto Salvator Mundi, attribuito a Leonardo Da vinci, dal 2017, quando venne venduto all’asta per 450 milioni di dollari. Nuove indiscrezioni rivelano che sarebbe custodito sullo yacht del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman

martedì 25 giugno 2013

L'Arabia Saudita in difesa delle donne

Vi segnalo il link di un articolo che ho scritto per il blog Rainbwoman sulla prima campagna contro la violenza alle donne in Arabia Saudita. Tema importantissimo di cui vi riporterò gli sviluppi futuri. 

venerdì 18 gennaio 2013

Numismatica e Filatelia

Si apre oggi una nuova sezione del blog tutta dedicata alle monete e ai francobolli islamici. Vi è mai capitato di fare un viaggio nei Paesi arabi/musulmani e di trovarvi fra le mani monete di cui non sapete l’origine e neppure cosa vi sia scritto? 
Questa sezione si propone di parlare della storia delle monete e dei francobolli, ma anche di analizzarne alcuni esemplari moderni o fuori corso. Anche attraverso la numismatica e la filatelia, infatti, si fa la Storia e la politica del mondo. Una moneta, una banconota o un francobollo sono ottimi strumenti di conoscenza di un Paese e della sua quotidianità

La monetazione islamica, argomento del post di oggi, ha un’origine comune a quella europea e le due si sono influenzate a vicenda nei secoli. 

Le monetazione usata dai musulmani deriva da quella dell’’Impero dei Parti (fondato nel II sec. a. C.), nel quale si emettevano monete d’argento recanti su una faccia l’effigie del sovrano e sull’altra quella di una divinità greca o del fondatore della dinastia (questo per quanto riguarda le prime emissioni. Quelle più tarde, infatti, si discostano da questo modello). 

La monetazione islamica, inoltre, è più uniforme rispetto a quella europea (almeno fino agli ultimi tempi); in prima battuta può sembrare strano, ma c’è una valida spiegazione: la prima, infatti, si è sempre servita esclusivamente della scrittura araba, mentre la seconda ha utilizzato, nell’arco della sua storia, gli alfabeti latino e greco.

Non si deve dimenticare, inoltre, che la monetazione islamica si diffuse su un vasto territorio che va dal Marocco al Sud Est asiatico arrivando a comprendere, nel momento di massimo splendore, perfino la Spagna. 

Durante le prime conquiste gli Arabi preferirono non modificare più di tanto le monetazioni dei territori occupati: si limitarono, ad esempio, a togliere simboli cristiani, ad aggiungere scritte in arabo, come il nome della zecca. 

La prima vera riforma monetaria venne portata avanti dal Califfo Abd Al-Malik tra il 690 ed il 700: le monete vennero coniate di nuovo e ritirati gli esemplari di origine “mista” arabo-bizantina o arabo-sassanide.

Sui pezzi in oro e rame venne raffigurato il Califfo, su quelli d’argento il mihrab. La scelta di rappresentare la figura umana fece scandalo, vista la rigida tradizione che vietava l’arte figurativa. 

Di fatto, però, questi primi modelli vennero presto rimpiazzati da altri recanti su entrambe le facce dei testi come la shahada, la professione di fece islamica. Solo nelle emissioni un po’ più tarde si trovò anche il nome del sovrano ed il suo titolo

Nonostante le variazioni questa fu la linea generale che si impose sulla coniazione di monete islamiche fino ad oggi. 

Attualmente gli estremi del mondo arabo-islamico, per quanto riguarda la monetazione, sono la Turchia, che ha riprodotto l’effigie dei presidenti e ha abbandonato la scrittura araba ed il calendario islamico e l’Arabia Saudita che, seguendo una rigida impostazione, vieta qualunque tipo di ritratto. 


Bibliografia 

Philip Grierson, Introduzione alla Numismatica, ed Jouvence, 1975.

lunedì 30 luglio 2012

Rose d’Arabia. Racconti di scrittrici dell’Arabia Saudita

Rose d’Arabia è una piacevole scoperta, un intrigante viaggio all’interno della letteratura femminile saudita. 

La professoressa Isabella Camera D’Afflitto, curatrice del volume, nella sua introduzione pone l’accento sulla insufficiente notorietà e sulla giovinezza di questa letteratura che, invece, meriterebbe una più ampia risonanza. 

I molti pregi dei racconti presenti in questa raccolta ci restituiscono un’immagine vivida dell’Arabia Saudita. Narrazioni ad alto livello stilistico ci fanno scorgere una realtà sfumata, in costante movimento e mai statica di un Paese ricchissimo di petrolio e contraddizioni.

Le autrici, donne colte ed indipendenti, non si sono limitate a parlare del mondo in cui vivono, ma hanno saputo dare libero sfogo alla fantasia; non solo storie di denuncia quindi, ma anche descrizioni e analisi di stili di vita diversi, accanto a racconti senza tempo, dalle trame e dai finali sorprendenti. 

Inoltre la curatrice dell’opera mette in evidenza una questione molto importante e su cui ancora si dibatte: il benessere materiale non è affatto inconciliabile con il fermento culturale. Il fatto che l’Arabia Saudita viva in gran parte grazie ai petrodollari, non significa che la cultura sia schiava del denaro o che da questo sia stata uccisa. 

Al contrario: la ricchezza spinge gli artisti e gli intellettuali a creare senza preoccuparsi delle necessità materiali, oppure a ragionare sulle contraddizioni del mondo in cui vivono, sui motivi che stanno alla base dell’infelicità o dell’incomprensione, a cui nemmeno i soldi possono dare una definitiva soluzione. 

Molti ritengono che le donne saudite siano esclusivamente anime sottomesse. Non è cosi: l’Arabia Saudita ha fatto passi in avanti, se pensiamo, per esempio, all’istruzione femminile, ai circoli letterari, all’accesso femminile nel mondo del lavoro. Certo, il cammino è ancora lungo, ma ritenere che queste donne siano esclusivamente mogli e madri, senza altri sbocchi o interessi, è sbagliato. 

I temi affrontati dalle autrici di questa interessante antologia sono molteplici: poligamia, matrimoni combinati, emancipazione femminile, ripudio, distanza generazionale, amore, morte e politica. 

Ogni scrittrice ha uno stile da scoprire, frutto di esperienze e background sociali e culturali diversi. In questi racconti temi riguardanti il mondo arabo e musulmano si sposano alla perfezione con modalità narrative occidentali. 

Tra le opere vi segnalo La Pioggia Rossa, in cui la protagonista trova nella pittura un’oasi di felicità, rifugio da un matrimonio infelice e da ingiuste costrizioni. O, ancora, Un’Altra donna, in cui è la letteratura il riscatto per una vita migliore; E Calò il Sipario, denuncia di una realtà maschilista e violenta, Diario Scolastico, racconto incentrato sull’educazione esageratamente repressiva ed umiliante impartita alle donne.

Rose d’Arabia è un piccolo gioiello destinato non solo a chi ha studiato il mondo islamico, ma anche a chi vuole conoscerlo da appassionato, o semplice curioso. E’ davvero uno di quei libri che “allargano gli orizzonti”. Leggetelo e scoprite il mondo di cui parla, senza pregiudizi. Non ve ne pentirete. 

Dati del Libro

Titolo: Rose d’Arabia. Racconti di scrittrici dell’Arabia Saudita
Autore: Autori Vari 
Curatore: isabella Camera d’Afflitto 
Casa Editrice: Edizioni e/o 
Collana: le Rose 
Anno: 2001 
Pagine: 148 
Prezzo: 12,91 euro 

Descrizione 

I racconti di questa antologia offrono una panoramica di uno degli universi femminili più nascosti della nostra epoca. L'higiab, il tradizionale velo nero delle donne saudite è il simbolo della condizione femminile in Arabia Saudita e una presenza ingombrante in molti di questi racconti. La società saudita è rigidamente divisa in due, uno sdoppiamento tra popolazione maschile e popolazione femminile unico al mondo: doppie università, doppie redazioni di giornali, doppi ospedali, doppi ministeri, ma anche doppi e separati ingressi negli uffici e nei ristoranti. La novità è il ruolo sempre più dinamico che le donne saudite rivestono nella vita professionale del loro paese, creando contraddizioni nell'ordine tradizionale che vede la donna subalterna.