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martedì 13 novembre 2012

Moulay Ismail: il Re Sole d’Oriente

Moulay Ismail, sultano del Marocco dal 1672 al 1727, fu un sovrano dal carattere deciso, audace in battaglia tanto da passare alla Storia come “re guerriero”

Successore del fratellastro Al Rasheed, fondatore della dinastia Alawita, Moulay Ismail ereditò il titolo di Principe dei Credenti in quanto discendente del Profeta Maometto. 

Il sultano raccolse la gravosa eredità di un Paese sull’orlo del collasso, a causa di lotte tribali e intrighi per la successione. 

Per ottenere rispetto e potere non esitò ad usare il pugno di ferro. Non a caso la Storia lo ricorda anche con un altro eloquente soprannome: sanguinario

Si racconta che le mura della capitale, Meknès, vennero adornate con i macabri trofei di 10.000 teste di nemici, monito per chiunque osasse sfidare la sua autorità. La crudeltà di Moulay Ismail si perde tra verità e leggenda, tramandandoci il ritratto di un uomo capace di far torturare o assassinare con estrema facilità chi gli disobbediva, si trattasse di servi, avversari o concubine. 

Sotto il suo regno la capitale si spostò da Fez a Meknès ed il sovrano si adoperò fino agli ultimi anni della sua vita per farla diventare una città splendente e magnifica, senza eguali. L’obiettivo fu raggiunto, visto che Meknès venne soprannominata “La Versailles del Marocco”. 

A tal proposito occorre ricordare i rapporti tra il sovrano marocchino ed il Re Sole, suo contemporaneo. Sembra che Moulay Ismail provasse una profonda ammirazione per il re francese, al punto da voler emulare la grandiosità della reggia di Versailles, ma anche del potere assoluto di Luigi XIV. 

Arrivò perfino a chiedere in sposa una delle figlie di quest’ultimo, la principessa Marie Anne De Bourbon. Ella rifiutò nonostante le insistenze del suo regale ammiratore. A questo episodio è legata una leggenda molto simpatica: la principessa, al fine di rendere evidente ed indubbio il suo rifiuto alle nozze, fece recapitare al sultano un orologio a pendolo il cui movimento oscillatorio ricordava quello del dito nell’atto di negare. Moulay Ismail, per tutta risposta, fece arrivare in Francia una colonna di marmo, emblema della testardaggine di Marie Anne.

La reggia di Versailles ed il palazzo imperiale di Meknès vennero costruiti quasi contemporaneamente e rimangono, a tutt’oggi, simboli e memoria di due grandi personalità in grado di accentrare saldamente il potere nelle loro mani. 

La cooperazione tra Luigi XIV e Moulay Ismail si estese a diversi campi: nel 1682 il sovrano marocchino inviò un suo ambasciatore a Parigi, Mohamed Temim, allo scopo di studiare e riportare in patria resoconti dettagliati sulle arti e le scienze occidentali. Inoltre, nello stesso anno, Francia e Marocco stipularono un trattato d’amicizia. 

Entrambi i regnanti vedevano nella Spagna e nell’Impero Ottomano delle minacce da tenere il più possibile sotto controllo. Moulay Ismail combatté contro gli Ottomani più di una volta: nel 1679, nel 1682 e nel 1695. 

Durante il suo regno la presenza di schiavi cristiani, catturati dai pirati, fu piuttosto rilevante: proprio questi rappresentarono il tramite tra l’Islam e l’Occidente e vennero utilizzati anche nella costruzione della capitale. 

Si presume che Moulay Ismail abbia generato, nel corso della sua vita, ben 888 figli da circa 500 concubine, un vero e proprio record finora, a quanto se ne sa, imbattuto. Le descrizioni pervenute fino a noi tratteggiano una figura vigorosa, dall’incarnato scuro e dal volto allungato (Germain Mouette, prigioniero francese). 

Dopo la sua morte, nel 1727, i suoi successori continuarono la sua politica e la costruzione di importanti monumenti e nel 1757 Mohammed III spostò la capitale a Marrakesh

Moulay Ismail ha stuzzicato la fantasia di diversi autori: viene menzionato nel “Candide” di Voltaire (capitolo 11), è il protagonista dell’opera “The Sultan’s Wife” di Jane Johnson (2012) ed è uno dei personaggi della saga di "Angelica la Marchesa degli Angeli" di Anne Golon (la sua storia si trova nel volume “Angelica Schiava d’Oriente”, dove viene messa in risalto la sua crudeltà, ma anche il suo amore per l’arte e la scienza). Ora è il protagonista maschile della saga Meknès

Luigi XIV disse: “Lo Stato sono io”. Moulay Ismail, accentuando il carattere divino della sua monarchia sostenne: “Se Allah mi ha donato il regno, nessuno può togliermelo”.

venerdì 21 settembre 2012

Il conflitto arabo-israeliano: comprendere la Storia



Sulla guerra israelo-palestinese, diventata poi arabo-israeliana, è stato scritto e detto moltissimo. Romanzi, saggi, racconti, documentari, film, poesie… Ancora oggi si discute sulla pace, sulle politiche palestinesi, israeliane e americane in atto, sugli errori fatti e sul modo per rimediare.
La questione di interesse internazionale deve essere vista, data la complessità, da molteplici angolazioni.
In questo post vorrei proporvi alcuni volumi per approfondire un tema che non può finire nel dimenticatoio e rappresenta uno dei tasselli fondamentali della politica estera americana (e non solo). Il conflitto arabo-israeliano è un argomento da non sottovalutare, in quanto legato a filo doppio con gli sviluppi della politica internazionale dal Novecento fino ad oggi.
L’elenco che vi presento non vuole (e non potrebbe) essere esaustivo, ma rappresenta uno spunto da cui iniziare per comprendere meglio una parte di Storia che riguarda anche noi europei.
Il primo libro che vi propongo è “Il Conflitto Israelo-Palestinese. Cent’anni di Guerra” di James L. Gelvin, ed. Einaudi (2007). Questo saggio è completo, scritto in modo scorrevole e ricco di fatti storici sull’esodo degli Ebrei verso la Palestina ed il movimento sionista. Troverete esposte con chiarezza tutte le questioni irrisolte, gli incontri diplomatici e le diverse politiche arabe ed israeliane. Completo di cronologia e glossario. Da leggere assolutamente.
Un altro libro da non perdere per esaustività e chiarezza nell’analisi è “Storia del Conflitto Arabo-Israeliano-Palestinese” di Giovanni Codovini, pubblicato da Mondadori (2004). Un volume che analizza nel dettaglio la vicenda fin dalle origini riportando, in appendice, le carte geopolitiche, la cronologia ed i documenti che hanno segnato le tappe della scottante questione. 
“La Guerra per la Palestina. Riscrivere la storia del 1948” a cura di Avi Shlaim e Eugene L. Rogan è una raccolta di saggi che si concentrano sulle cause della guerra e ruotano attorno ai fatti del 1948. Si affrontano temi che vanno dall’esodo palestinese del ’48 alla nascita di Israele fino al ruolo svolto nel conflitto da Paesi di importanza strategica: Giordania, Siria, Egitto ed Iraq. Ed. Il Ponte, 2004.
Esistono, poi, dei validissimi testi in lingua inglese: “Palestine and the Arab-Israeli Conflict. A History with Documents” di Charles D. Smith, ed.Bedfprd/Saint Martin’s, Boston/New York, 2010.
Questo saggio non può mancare nella vostra libreria. E’ complesso, riporta ogni minimo dettaglio politico e storico e comprende cartine, glossario, una selezione di documenti molto interessanti.
La lettura dell’opera di Smith merita particolare attenzione ed impegno, ma l’analisi dei fatti è insuperabile.
Un’altra coinvolgente raccolta di saggi, in inglese, è “The Israel/Palestine Question. A Reader” a cura di Ilan Pappé, ed Routledge, 2007. In questo volume non si parla solo di avvenimenti storici e politica, ma si prendono in considerazione anche la situazione delle donne in Palestina, la questione etnica, gli studi sul tasso di criminalità tra israeliani e palestinesi, ricollegando questi temi alla Storia e alla politica.
Infine vi consiglio un volume scritto dal famoso avvocato e docente di Legge alla Harvard Law School, Alan Dershowitz. Il suo “The Case for Israel” fa discutere e presenta il conflitto da un punto di vista completamente diverso rispetto ad altri libri. Dershowitz parte da alcune domande e, come se si trovasse in un’aula di tribunale, tenta di trovare una risposta, formulando arringhe con tanto di accusa e prove. E’ in lingua inglese e lo trovate in ed.Wiley, 2003. 

Breve Cronologia del conflitto

1882 - Prima Alyah, migrazione di ebrei verso la Palestina
1897 - Il Primo congresso sionista a Basilea. Theodor Herzl annuncia il diritto degli ebrei ad avere una patria
1916 - Accordi segreti di Sykes-Picot: Francia e Gran Bretagna si spartiscono l’area del Medio Oriente 1917 - Dichiarazione Balfour in cui si cita il "focolare nazionale ebraico"
1936 - Rivolta palestinese
1937 - Primo tentativo di suddivisione della Palestina 
1939 - Libro bianco britannico che limita l’immigrazione ebraica in Palestina
1948 - Proclamazione dello Stato di Israele, proclamato il 14 maggio 1948 dal leader David Ben Gurion. 
1956 - Guerra del Sinai
1967 - La guerra dei 6 giorni
1970 - Trasferimento dell’Olp in Libano. “Settembre Nero” 
1973 - La guerra del Kippur 
1979 - La pace tra Egitto e Israele. Presidenti Sadat e Menachem Begin 
1981 - Israele annette il Golan 
1982 - Parte l'operazione Pace in Galilea
1987 - Prima Intifada 
1991 - Conferenza di pace a Madrid 
1992 - Politica della “pace in cambio di territori” 
1993 - Accordi di Oslo 
1995 - Assassinio di Rabin
1996 - Israele sospende le trattative con la Siria dopo una serie di attentati nel Paese 
1996 - Netanyahu succede a Peres e Arafat vince le prime elezioni in Palestina 
1998 - Accordi di Wye Plantation
2000 - Passeggiata di Ariel Sharon, sulla Spianata delle Moschee: scoppia la seconda Intifada
2004 - Muore Yasser Arafat. Oggi il potere è affidato ad Abu Mazen
2006 - Trionfo di Hamas alle elezioni

mercoledì 8 agosto 2012

Ya’qub Ibn Rafa’il Sanu’ (1839-1912)

Ya’qub Ibn Rafa’il Sanu’, noto anche come James Sanua, nacque al Cairo da una famiglia di origini ebraiche.

Fu giornalista poliglotta, drammaturgo, insegnante presso la Scuola del Politecnico e perfino precettore presso alcune famiglie dell’aristocrazia egiziana. 

Nel 1850 partì per Livorno, città d’origine della sua famiglia, dove si dedicò allo studio della lingua e della letteratura italiana, alla storia dell’arte e alla musica. Sanu’ venne colpito dal fascino del teatro europeo, in special modo da quello francese e italiano. L’incontro con il riformista Al-Afghani lo convinse a diffondere il messaggio nazionalista, che Sanu aveva abbracciato da tempo, attraverso la drammaturgia. 

La sua attività teatrale durò solo un paio di anni, ma fornì un prezioso contributo allo sviluppo del teatro egiziano moderno. L’autore scrisse trenta pièce, alcune in italiano. Purtroppo ne sono giunte fino a noi solo sette. Sanu recuperò dal patrimonio popolare elementi come il Karagoz, la farsa, fondendoli con maestria ed abilità nelle sue opere. 

Il suo primo lavoro andò in scena nel 1870. Si tratta di Ghina’yyah fi’ l-lughah al-ammiyyah (“Un’operetta in ammiyyah”), che narra le avventure in Egitto di un europeo che vuole a tutti i costi entrare nell’harem del sultano.

Il talento di Sanu venne ben presto notato dal khedivé Ismail, che lo invitò a mettere in scena le sue opere a palazzo. Fu lo stesso khedivé a coniare per lui il soprannome Muliyr Misr, Molière d’Egitto. Il rapporto tra i due, però, si incrinò quasi subito; Ismail, infatti, non tardò a rendersi conto che l’oggetto della satira del suo protetto era proprio lui. 

Sanu lo accusava di essere un suddito delle potenze europee e di avere completamente dimenticato le zone rurali dell’Egitto, abbandonandole al loro destino. Nel 1872 avvenne la rottura definitiva tra il khedivé ed il drammaturgo. Quest’ultimo non si arrese e continuò l’attività politica fino a che non venne costretto all’esilio in Francia, dove continuò fino alla fine a scrivere articoli e opere teatrali destinate più alla lettura che alla rappresentazione. 

Sanu scrisse le sue pièce in ammiyyah (dialetto egiziano), ma gli attori non disponevano di veri e propri copioni, bensì di canovacci che era possibile modificare in qualunque momento. Gli attori erano tutti uomini ed i temi per lo più a carattere sociale: poligamia ( a cui Sanu si dichiarò sempre contrario) o matrimoni combinati, per esempio. 

Il drammaturgo scrisse anche un’opera che lo toccava da vicino, riguardante l’attività teatrale ed i rapporti con le autorità: Muliyr Misr wa ma yuqasih (“Il Molière d’Egitto e le sue sofferenze”). 

Sanu non fu solo uno dei pionieri del teatro arabo, ma anche un uomo capace di difendere ciò in cui credeva e di ricominciare ogni volta con determinazione, a dispetto delle vicissitudini e dell’ira dei potenti del suo tempo.


Bibliografia 

Ruocco Monica, “Storia del Teatro Arabo. Dalla Nahdah a oggi”, Carocci, 2010