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martedì 4 settembre 2012

Ella Zahlan: l’arte della moda

Chi ha detto che la moda è solo frivolezza e bei vestiti che la maggior parte del genere umano non può permettersi? 

Disegnare abiti può essere un modo per fare arte, dar vita ad idee e sogni, mostrare la propria creatività. Questo è ciò che fa la stilista Ella Zahlan, determinata quarantenne libanese. 

La Zahlan è stata la prima stilista mediorientale a sfilare in Europa, presentando a Roma una collezione dedicata alla cantante libanese ottantacinquenne Sabah, emblema delle donne libere ed emancipate (è stata la prima donna ad indossare una minigonna nel mondo arabo). 

Molto nota in Libano, la stilista è una vera e propria icona del femminismo islamico contemporaneo. Nata in Africa, ha trascorso l’infanzia tra Europa e Medio Oriente. Dopo la laurea in Business Administration alla Lebanese American University e studi nel campo della moda, ha aperto il suo primo laboratorio creativo seguito da boutique che hanno conquistato l’approvazione del grande pubblico mediorientale e non solo. 

Ella Zahlan veste cantanti, attrici libanesi, ma anche aristocratiche di tutto il mondo arabo. Il suo stile è originale, dinamico ed incline alla multiculturalità. I suoi abiti, dunque, non sono solo per le donne che vivono dall’altra parte del Mediterraneo. 

L’incontro tra Occidente e Mondo Arabo è pienamente realizzato da ogni sua collezione. La donna di Ella Zahlan è simbolo di indipendenza, eleganza e raffinatezza. Un esempio di come la personalità possa passare anche attraverso i vestiti, da sempre considerati effimeri oggetti di un ancor più labile desiderio di bellezza.

Lo stile delle creazioni di Ella Zahlan è molto ricco, ma mai eccessivo. Grande importanza viene data anche agli accessori, capaci di illuminare ed impreziosire i tessuti, insieme a pizzi, cristalli, lustrini, perle e stampe. 

Attraverso questi abiti la Zahlan rompe le tradizioni sebbene, nello stesso tempo, tragga ispirazione proprio da quei modelli che stravolge ed oltrepassa con genialità

E’ la dimostrazione vivente che la moda, coniugata all’arte, al buon gusto, alla seduzione che non si trasforma in volgarità, può diventare uno strumento di espressione di sé, del proprio mondo e della propria essenza. 

La stilista ha dedicato anche una collezione alla cantante di origini egiziane Dalida, ricordandola come un mito di eleganza e cosmopolitismo ed elogiandone l’armonia tra la voce di velluto e la bellezza da dea. 

Siamo ancora certi che la moda sia solo una frivolezza? 

Per saperne di più su Ella Zahlan visitate il suo sito

mercoledì 29 agosto 2012

Femminismo islamico: cenni di storia

Il femminismo islamico nacque alla fine dell’Ottocento, seguendo le orme dei cambiamenti politici, culturali, sociali e storici innescati dalla nahdah, il fenomeno di rinascita del mondo arabo e islamico.

Nonostante le numerose interazioni tra il femminismo occidentale e quello islamico, quest’ultimo è sempre stato totalmente indipendente dai movimenti per i diritti delle donne europei e americani. 

Inoltre si caratterizzò fin da subito per l’orientamento nazionalista e la forte inclinazione verso il panarabismo. Il femminismo islamico nacque come reazione a due tipi di fattori: i primi, interni, erano legati al contesto sociale e riguardavano la ribellione alla segregazione sessuale attuata nell’Impero Ottomano. 

Le donne benestanti, infatti, uscivano raramente dalle loro case e sempre velate. Non avevano bisogno di lavorare ed erano escluse dalla vita pubblica. Questa segregazione divenne ben presto emblema di prestigio e di un elevato tenore di vita, ma anche di un’esistenza senza sbocchi e spesso opprimente.

I fattori esterni, invece, erano strettamente vincolati al dominio militare, culturale ed economico delle potenze europee e alle loro aspre critiche nei confronti della condizione femminile nell’Islam. 

Le femministe ritenevano che il percorso di liberazione della donna dovesse essere parallelo a quello per l’indipendenza e molti loro discorsi risentivano del sentimento anticolonialista. In più la percentuale di analfabetismo tra le donne era davvero molto alta e, in questo caso, la classe sociale non faceva la differenza. 

Le ragazze iniziarono a studiare verso la fine dell’Ottocento: le più abbienti con precettori privati, solitamente europei; le altre frequentando scuole pubbliche. 

In Egitto, patria di nascita del femminismo islamico, la prima scuola statale femminile venne inaugurata nel 1873. Ma fu solo nel 1929 che un piccolo gruppo di donne poté accedere all’Università del Cairo. 

Non si può dimenticare, inoltre, l’importante ruolo svolto dalle scuole missionarie cristiane, presenti in molti Paesi musulmani. Nei primi anni del Novecento iniziò un interessante dibattito sulla condizione della donna, portato avanti da uomini (parleremo, a breve, dell’influenza di intellettuali come Qasim Amin).

Dagli anni Venti del Novecento, però, anche le donne parteciparono fondando associazioni, salotti letterari femminili e giornali che trattavano apertamente la condizione femminile. Non solo queste riviste erano dirette da donne e si rivolgevano ad un pubblico femminile; ospitavano anche i loro articoli e le loro opere, mettendo in luce, secondo un’ottica femminista, pregi e difetti della condizione femminile dell’epoca. 

Il primo giornale femminile fu “Al-Fatah” (La ragazza), fondato da Hind Nawfal ad Alessandria nel 1892. 

Bibliografia 
 
Leila Ahmed: “Oltre il Velo. La donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed La Nuova Italia, 1995;
Isabella Camera D’Afflitto: “Letteratura araba contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”, ed. Carocci, 2006;
Hoda Sha’rawi: “Harem Years. The Memoirs of an Egyptian Feminist 1879-1924”, ed. Feminist Press, 1993;

domenica 26 agosto 2012

Vertigo di Ahmed Mourad

Può un solo uomo cambiare ciò che non va nella realtà circostante? Da dove parte la voglia di libertà e di cambiamento? Bisogna rassegnarsi ad un mondo marcio e meschino, oppure vale sempre la pena lottare, anche quando si rischia grosso? 

Con il suo romanzo, "Vertigo", Mourad ci dice che è giusto, anzi, doveroso sperare e lottare per ciò in cui si crede. La sua storia è una scommessa sul futuro, una piccola rivoluzione che parte dal protagonista, che si chiama Ahmed, proprio come il suo creatore e, come lui, porta gli occhiali e fa il fotografo. 

Ahmed è l’emblema della trasformazione che sta avvenendo nell’Egitto contemporaneo, dei giovani egiziani che “sopravvivono”, ma avrebbero tutto il diritto di “vivere” e pensare al domani con serenità. 

E’ il simbolo stesso di un Paese che ha dato tantissimo alla Storia, ma sembrava aver perso la bussola e la capacità di risollevarsi dalle miserie sociali e politiche che ha dovuto attraversare. 

Il nostro protagonista, uomo qualunque e apparentemente destinato a vivere un’esistenza sbiadita, si trova invischiato in un fatto di sangue: l’assassinio di due uomini d’affari nel celebre bar Vertigo. Testimone dell’orrore, Ahmed non pensa a scappare, ma a scattare foto scottanti del massacro. 

A questo punto può fare due cose: tacere o agire. Sceglie la seconda opzione, più rischiosa, ma indice di grande coraggio. Certo, non può battersi da solo e allo scoperto contro giganti corrotti e spietati, cosi architetta un geniale piano che lo porterà dritto alla soluzione dell’intricato caso del bar “Vertigo”.

Chi si aspetta un libro sulle meraviglie dell’Egitto rimarrà deluso: Mourad descrive l’avidità, la cattiveria, la corruzione, l’ipocrisia, la lascivia di una società in rapido ed inesorabile declino. La storia trascina il lettore in un vero e proprio vortice in cui niente è come appare e la verità è un lusso che soprattutto i potenti non possono permettersi. 

A tal proposito sono da menzionare le descrizioni del Casino Paris, luogo malfamato in cui Ahmed si ritrova a dover lavorare, regno di attricette e ballerine da quattro soldi, che si vendono per poco e di uomini tanto ricchi quanto volgari e viziosi. 

Perfino la stampa è presa di mira: i media non sono garanzia di specchiata moralità, o di attendibilità, bensì uno strumento che, come in un circolo vizioso, corrompe e si lascia corrompere. 

L’autore ha saputo coniugare con intelligenza e talento una ambientazione araba, modelli e stili di vita egiziani con uno stile e una tecnica narrativa occidentali. Non è il primo a farlo; la letteratura araba è piena di esempi di questo tipo, che iniziano con il fenomeno della nahdah. Mourad, inoltre, è dotato di uno stile intrigante, sarcastico e pungente. 

E’ una specie di piccolo Faust egiziano, che irride senza pietà e si fa beffe del potere minaccioso. La censura non lo spaventa, d’altra parte non deve essere stata troppo attenta, se Mourad, ex fotografo di Mubarak, sostiene addirittura che: “ Il regime non ha letto il libro. A queste persone non piaceva affatto leggere. Credo sia stata la mia fortuna”. 

E’ lui a guidarci fino in fondo al vortice dello squallore, ma lo fa con leggerezza, una certa dose di speranza e, perché no, di ottimismo. Vertigo è un romanzo di aperta denuncia, che vi consiglio di non perdere. 

Pur non essendo presente l’Egitto storico, quello che i turisti amano visitare, le superbe origini di questa civiltà sono ben visibili sullo sfondo. 

Molto interessante è anche il ruolo della donna in questo libro: due immagini speculari ci mostrano da una parte le donnette del Casino Paris, dall’altra la sorella del protagonista, donna colta che si è lasciata sottomettere dal subdolo fascino del fondamentalismo religioso. Nel mezzo, come a bilanciare questi due estremi femminili, c’è un’altra figura femminile di spicco: la bella, seria e sfortunata Ghada, di cui Ahmed si innamora perdutamente. 

La critica sostiene che “Vertigo” abbia preannunciato la Primavera Araba. Forse è cosi, ma credo che quest’opera sia anche lo specchio in cui si può riflettere non solo l’attuale generazione egiziana, ma anche tutti quelli che non vogliono darsi per vinti e non possono rassegnarsi a veder crollare il mondo che li ha visti nascere. 

Per chi vuole saperne di più, vi consiglio di leggere la mia recensione di “Vertigo” apparsa sul blog Diario di Pensieri Persi. 

Il Libro

Titolo: Vertigo 
Autore: Ahmed Mourad 
Casa editrice: Marsilio 
Collana: Farfalle 
Traduzione: Barbara Teresi 
Anno: 2012 
Prezzo: 18 euro 

Trama

Al bar Vertigo, locale notturno alla moda, ritrovo per la gente che conta del Cairo, Ahmed Kamàl assiste per caso all'omicidio di due noti uomini d'affari. Fotografo di professione, imprime le immagini della strage sulla pellicola, ed è pronto a farle pubblicare, ma si rivolge al giornale sbagliato: i media del paese sembrano puntare a molta apparenza e poca verità. Intrappolato in una rete di giochi di potere, Ahmed per un po' trova riparo in un locale notturno, popolato da ballerine del ventre e attricette in cerca di gloria, accanto a uomini d'affari e politici: gente influente, persone che al mattino sulle pagine dei giornali sono nemiche, e di notte diventano alleate nel gioco delle parti, tutte riunite nello stesso locale in cerca di donne e alcol, a ostentare la propria ricchezza. Testimone scomodo, Ahmed tuttavia non intende tacere... Accolto in Egitto con grande entusiasmo all'arrivo della primavera araba, Vertigo denuncia il malcostume del paese, senza mai rinunciare all'ironia. Con il suo ritratto schietto di una polizia di stato losca e vendicativa e di una classe politica corrotta, Mourad racconta la difficoltà di trovare un vero modello per le nuove generazioni, il disordine che pervade la nazione, lo stato di vertigine perpetua in cui si confondono ruoli e concetti, dove chi difende i valori morali può subito dopo essere sopraffatto dal proprio interesse personale. Ma tutto questo non gli impedisce di affidare alle sue pagine un messaggio di speranza per i giovani... 

La Critica

"Mourad, che di giorno scattava i ritratti ufficiali di Mubarak mentre di notte scriveva per sfogare la sua rabbia contro il regime, è l'autore di un romanzo sulla corruzione che in Egitto è un bestseller"  
The Guardian 

"Un libro che avrebbe potuto mettere in serio pericolo l'autore, se solo qualcuno del regime l'avesse letto: Vertigo è infatti un ritratto schietto di una polizia di Stato losca e vendicativa, e di una classe politica corrotta"  
The Atlantic Wire

"Un giallo dal sapore egiziano, ma che talvolta sembra portarci nel mondo di John Grisham. E' l'esempio di una nuova generazione di scrittori che finalmente è in grado di raggiungere il grande pubblico anche al di là dei confini arabi"  
Livres Hebdo

Per saperne di più

Dal libro di Mourad è stato tratto uno sceneggiato (musalsal) mandato in onda nelle tv egiziane durante questo Ramadan. 
Ecco il trailer
Sul blog della casa editrice Marsilio trovate, invece,l'intervista all’autore
E ancora  il booktrailer del libro.
Biografia

Ahmed Mourad (Il Cairo 1978) ha studiato cinematografia. Ex fotografo personale di Mubarak, regista e scrittore, ha ricevuto diversi premi per i suoi cortometraggi. Vertigo è il suo primo libro, all'ottava edizione in Egitto, di recente pubblicato anche in UK per Bloomsbury.

giovedì 9 agosto 2012

L’Amore ai Tempi di Bin Laden

Il racconto, scritto dalla giornalista Ebla Ahmed, ha già fatto scintille. Pubblicato per la nuova collana Atlantis, della casa editrice Lite Editions, è diventato un piccolo caso.

Facciamo una premessa: la Lite Editions pubblica narrativa erotica di alta qualità. I racconti sono curati nei minimi dettagli e questa casa editrice sta dimostrando che l’erotismo non è affatto un tabù. 

La novella della Ahmed, ambientata in Yemen, non è certo da meno. Però l’autrice ha subito delle minacce da un gruppo fondamentalista pakistano. L’accusa? Aver parlato esplicitamente di eros, di sessualità. 

Al di là dell’eleganza stilistica dell’autrice, che è evidente, non è condivisibile che uno scrittore non possa esprimersi liberamente. Di questo si è già parlato tanto negli anni, ma è un peccato il fatto che il discorso non sia ancora chiuso. 

E non è che il punto di partenza per un discorso più ampio sui pregiudizi: Se è vero che alcuni musulmani (estremisti o meno) si indignano quando si accosta la sessualità alle donne della loro stessa religione, è vero anche che noi occidentali abbiamo un tipo di atteggiamento di cui siamo, solo in parte, consapevoli. 

Infatti bisognerebbe ricordare ad alcuni, che rimangono a bocca aperta, meravigliati e stupiti appena viene pubblicata un’opera di questo tipo, un fatto imprescindibile: i musulmani non sono sconosciute creature venute dal centro della Terra e nemmeno da qualche irraggiungibile galassia. Si innamorano, soffrono, vivono la sessualità come tutti. E allora che male c’è a parlarne? E’ molto strano che perfino alcuni occidentali si stupiscano di “tali capacità”. 

Si deve sottolineare la parola “alcuni”, perché, per fortuna, questo discorso non tocca la maggior parte dei lettori di narrativa in generale. Prima si è detto che di tale atteggiamento gli occidentali sono solo in parte consapevoli: in effetti è anche un retaggio del passato, un’eredità della visione che l’Occidente ha avuto ed in parte ha ancora dell’Oriente “misterioso” e dell’Islam. 

A tal proposito, vi consiglio di leggere l’interessante opera di Edward Said “L’Orientalismo”. L’autore affronta il discorso in modo completo e vivace. Infine non si può dimenticare che la stessa letteratura araba ed islamica contempla, tra le sue opere, anche classici erotici. 

Perché stupirsi o indignarsi? Leggiamo il racconto senza pregiudizi. Una donna parla di altre donne e di eros. Niente di più normale. 

Per saperne di più

 La pagina del sito “Atlantis” dedicata al racconto di Ebla Ahmed.

venerdì 3 agosto 2012

Colazione al Cairo

Un amore proibito. Un popolo in lotta per la libertà. Il romanzo simbolo della primavera araba. 

Amore e rivoluzione: un binomio intrigante e di attualità. Una donna ricca ed indipendente trascinata dalla corrente della passione e degli avvenimenti politici e sociali dell’Egitto in rivolta. Un romanzo sulla Primavera Araba, ma anche sui sentimenti e sulle scelte di vita. Protagonisti che rappresentano la voglia di cambiamento e modernità, che non significa rinuncia alle radici culturali e religiose. Un romanzo che non può mancare nella vostra libreria. Non solo la storia di una donna, bensì le vicende di un popolo e di una nazione tra le più importanti nel mondo arabo-islamico. Libertà, lotta, amore, avventura, trasformazione: le parole chiave di Colazione al Cairo.

Il libro

Titolo: Colazione al Cairo 
Titolo originale: Agnihatu-l-faràsha 
Autore: Mohamed Salmawy
Casa editrice: Giunti 
Pagine: 224 
Prezzo: 9.90 euro 
Anno: prima edizione 2011; prima edizione italiana luglio 2012 

Trama

Nel vento della rivoluzione, la storia di una passione proibita. Il bestseller che ha conquistato l'Egitto Doha è una donna bella e altolocata, una stilista di successo, abituata a far valere i suoi privilegi. Le sue serate scorrono tra feste esclusive ai piani alti dei grattacieli, lontane anni luce dagli avvenimenti politici che scuotono il Cairo. Quando una mattina resta bloccata nel traffico a causa dei disordini di piazza Tahrir, va su tutte le furie: che diavolo vuole quella folla urlante che rischia di farle perdere l’aereo? Quell’aereo deve portarla in Italia, dove presenterà la sua nuova collezione al jet-set internazionale. Ma è sufficiente una telefonata al marito perché la polizia apra subito un varco e faccia passare l’auto su cui viaggia. Doha non sa ancora che entro poche ore non guarderà più quella piazza allo stesso modo, come non sa che l’uomo seduto accanto a lei sull’aereo, quell’uomo con la barba nera che la tempesta di domande, è un leader dell’opposizione, un uomo magnetico, pieno di forza e di slancio, disposto a tutto pur di difendere quello in cui crede. E quando a Roma, prima di salutarla davanti all’albergo, lui le regala una rosa rossa, Doha sente che quel fascino sta per risvegliare qualcosa in lei, mettendo in discussione tutto: il suo stile di vita, la sua carriera, il suo matrimonio. Travolgente come un fiume in piena, Colazione al Cairo è la storia meravigliosa di una passione: di una donna per un uomo, di un uomo per il suo Paese e di tutti coloro che durante la Primavera araba si sono battuti per la libertà. 

Un Estratto dal libro

“Doha ebbe la sensazione che le stesse dicendo addio e che quello sarebbe stato l’ultimo incontro di un’amicizia nata la mattina e forse finita la sera stessa. Lui tese la mano e lei, stringendogliela, sentì la sincerità e il calore pervaderle il braccio infreddolito dall’aria notturna. Poi si girò incamminandosi verso l’albergo, con la rosa rossa fra le dita”. 

La Critica 

“Se le autorità egiziane leggessero romanzi come questo, invece dei rapporti della polizia, probabilmente ciò che si è verificato in piazza Tahrir non sarebbe mai accaduto”. 
Alsharq Al-Awsat Newspaper, principale quotidiano arabo nel mondo 

Per saperne di più 

Consultate la pagina del sito della Giunti dedicato al libro. Troverete la presentazione del romanzo e gli articoli apparsi sui principali giornali italiani.

Biografia

Mohamed Salmawy (Cairo, 1945) è uno dei più influenti intellettuali egiziani contemporanei. È presidente dell’Unione degli scrittori egiziani, segretario generale dell’Unione degli scrittori arabi, caporedattore del settimanale in lingua francese Al-Ahram Hebdo, giornalista del quotidiano in lingua araba Al-Ahram..

venerdì 27 luglio 2012

Il Femminismo Islamico: donne in prima linea nella lotta per l’emancipazione

Con questo post introduttivo si inaugura una nuova sezione tutta dedicata al femminismo nel mondo arabo-islamico. 

Esistono ancora, purtroppo, persone che non conoscono le forti spinte per la rivendicazione dell’emancipazione e dei diritti umani per cui hanno lottato e continuano a lottare molte musulmane e cristiane

Il femminismo non è solo occidentale come, del resto, non lo è nemmeno il concetto di libertà. Molte donne, provenienti da diversi background culturali, religiosi e sociali, si sono esposte senza paura al fine di garantire un futuro migliore alle figlie, alle mogli, alle sorelle e alle madri nate e cresciute in Paesi arabi e/o musulmani. 

Il femminismo arabo-islamico non è certo un fenomeno recente: ha alle spalle più di un secolo di storia che l’Occidente sta riscoprendo poco a poco. I movimenti femminili, creatisi tra Ottocento e Novecento, hanno seguito un percorso parallelo a quello per la costruzione delle identità nazionali e dell’indipendenza politica. 

Purtroppo c’è sempre stata una certa resistenza a considerarli un passo fondamentale per il raggiungimento della libertà degli Stati arabi ed islamici. Il femminismo in questa parte di mondo, inoltre, non è un fenomeno omogeneo; per analizzarlo in modo esauriente, occorre tenere conto delle realtà regionali, sociali, politiche e religiose di ogni nazione.

E’ molto importante, poi, ricordare l’esistenza di una corrente femminista molto forte che propugna una rilettura del Corano dal punto di vista delle donne e si concentra su una radicale riforma delle istituzioni di stampo patriarcale

Per fare ciò occorrono due elementi: uno è l’ijtihad, ossia la ricerca sulle fonti religiose ed il tafsir, cioè l’esegesi coranica. Accanto a questo tipo di studi c’è anche l’analisi approfondita della vita del Profeta e delle sue mogli

La base su cui poggia questa prospettiva è molto semplice: la discriminazione femminile nasce da una distorta ed imparziale interpretazione maschile e maschilista delle fonti. La subordinazione creatasi a causa di questo processo ha portato all’esclusione delle donne dalla vita politica, sociale, dalla formazione di una giurisprudenza islamica e all’oblio delle grandi donne arabe e musulmane che hanno fatto la Storia. 

Dunque l’errore non è nei testi, ma nell’interpretazione di questi. Non nella religione ma nel modo di intenderla. Il messaggio del Profeta non è, secondo le teorie di queste studiose, né misogino né maschilista ed il Corano può essere reinterpretato alla luce dei nuovi tempi e delle nuove società.

Oggi, grazie ad Internet, ai libri e alle riviste, le femministe hanno modo di farsi conoscere e spiegare le loro idee al mondo intero. 

Esiste, infine, una differenza che non può essere trascurata: quella tra femministe musulmane ed islamiste. Le prime vogliono affermare un Islam progressista guidato da istituzioni governative laiche, le seconde, invece, chiedono la realizzazione di Stati islamici, o influenzati dalla religione nelle loro strutture politiche fondanti. 

Per questi due gruppi il ruolo centrale dell’Islam non implica un ritorno al passato, ma una rilettura sociale e politica che rispecchi le nuove esigenze del XXI secolo.

Bibliografia

Pepicelli Renata, “Femminismo Islamico. Corano, diritti, riforme” ed. Carocci, 2010; 

Ahmed Leila, “Oltre il Velo. La Donna nell’Islam da Maometto agli ayatollah”, ed. La Nuova Italia, 1992; 

Camera D’Afflitto Isabella, “Letteratura Araba Contemporanea. Dalla Nahdah a oggi”. Ed. Carocci, 2006.