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sabato 24 dicembre 2016

Buone Feste

Auguro a tutti un gioioso Natale con il video dell'Ave Maria della cantante libanese Tania Kassis. La speranza è quella di un mondo in cui regni una pace concreta, figlia del buon senso, del cuore, ma anche della ragione.

Un'utopia? Chissà. Io, però, voglio continuare a credere che sia possibile, che ancora siamo capaci di creare bellezza e serenità intorno a noi, ogni giorno e con ostinazione se è necessario, senza prevaricarci, senza ferirci.

Voglio credere che diventeremo più consapevoli del mondo che ci circonda, del nostro presente e del nostro futuro e non guarderemo più a questi con disincanto, poiché significherebbe aver già perso.

Che questo possa essere un periodo di riflessione sull'importanza della libertà, del rispetto (che non può mai essere "unidirezionale", né figlio dell'ipocrisia o, peggio, del buonismo) e del valore della vita.

Buon Natale e Buone Feste a tutti voi.

domenica 25 novembre 2012

Umm Kulthum. La Voce d’Egitto

Non esiste una cantante più famosa ed amata di lei nel mondo arabo. La sua voce potente, i versi struggenti e la gestualità elegante l’hanno resa una icona riconoscibile ed indimenticabile: Umm Kuthum (1904-1975) è e sarà sempre la Voce d’Egitto e l’anima musicale di tutto il mondo arabo. Le fonti sono discordanti riguardo la data di nascita, ma l’ipotesi più probabile è il 4 maggio 1904. 

Fatima Ibrahim Al Biltagi, questo il vero nome di Umm Kulthum, nacque in Egitto, nella città di Al-Sanballawayn, da una famiglia di umili origini. Fin da piccola Fatima dimostrò un grande talento per il canto, al punto tale che suo padre, all’epoca direttore di una piccola compagnia teatrale, la fece travestire da ragazzo per permetterle di esibirsi.

 All’età di 23 anni, dopo essere stata notata dal cantante Abu El Ala Mohamed e dal liutista Zakaria Ahmed, si trasferì al Cairo. Lì fece l’incontro più importante della sua vita, quello con il celebre poeta Ahmed Rami (1892-1978), che scrisse ben 137 canzoni per lei, versi che divennero immortali. Il 1932 fu, per Umm Kulthum, l’anno dell’ascesa trionfale: iniziò tournée in grandi città come Baghdad, Tripoli e Damasco, ottenendo un grande successo

Nel 1948 arrivò ad incontrare il presidente egiziano Nasser e da quel momento la sua fama non conobbe battute di arresto, sostenuta anche da un grande amore per l’Egitto e dal fervente patriottismo di cui erano intrise le sue canzoni. 

Si sposò nel 1953 con il medico Hassan Al Hifnawi, facendo includere nel contratto matrimoniale una clausola che le avrebbe permesso, qualora fosse stato il caso, di divorziare. 

Ammirata anche in Europa, lo stesso De Gaulle non fece mistero di apprezzare la sua arte, continuò a cantare divenendo una vera e propria icona musicale e di stile. Tentò anche la carriera di attrice, ma l’abbandonò quasi subito, poiché non le dava le stesse emozioni che provava sul palco.

Ammalatasi di nefrite, si trasferì negli Stati Uniti per curarsi. Quando divenne evidente che la sua malattia era inoperabile, nel 1975, rientrò in Egitto. Venne ricoverata tra le accorate preghiere degli egiziani e si spense al Cairo il 3 febbraio di quello stesso anno. 

Al funerale un fiume umano di 10 Km accompagnò il feretro dalla sua casa fino al cimitero. L’Egitto e l’intero mondo arabo si fermarono per dare l’ultimo saluto alla donna che aveva cantato l’amore in ogni sua sfaccettatura, allo stesso modo in cui, quando era in vita, il Parlamento egiziano interrompeva ogni attività politica pur di poter ascoltare i suoi concerti alla radio. 

Umm Kulthum aveva una voce ed una presenza scenica eccezionali: oltre alla tecnica, impeccabile, con la quale modulava ogni singolo suono, talvolta quasi salmodiando, possedeva anche una rara capacità di improvvisazione, che le consentiva di arricchire ogni canzone con vibrazioni diverse.

Umm Kulthum era una perfezionista; amava migliorarsi, dare ogni volta il massimo e non fece mai mistero della severità con cui giudicava se stessa e le sue esibizioni. Creò dal nulla uno stile ed un repertorio, circondandosi di poeti e compositori tra cui il già citato Rami e Bayram Al-Tunisi. 

Salmodiò con la stessa grazia e naturalezza i versi del Corano e quelli del poeta persiano Umar Khayyam. Le sue canzoni sono letteratura in musica, vere e proprie liriche dedicate all’amore tra innamorati, alla passione, al desiderio di indipendenza del popolo ed al sentimento patriottico e di lealtà verso l’Egitto.

In poco tempo le si schiusero le porte del Palazzo reale e dei salotti più importanti. Umm Kulhum stregò generazioni di arabi (non solo egiziani) ed i suoi dischi sono venduti ancora oggi. Non è una esagerazione definirla una leggenda. Inoltre fu una self-made woman dal carattere forte ed orgoglioso.

Imparò fin da subito a tenere ben nascosta da sguardi indiscreti la vita privata e selezionò accuratamente ogni intervista, scegliendo addirittura gli argomenti di cui avrebbe parlato. Non accettò mai di essere definita uno “strumento di propaganda” dei regimi, o una donna senza sentimenti. 

Era determinata ed innamorata dell’Egitto, incapace di accettare passivamente che qualcuno decidesse della sua vita o della sua carriera. Seppe, insomma, “amministrarsi”, curando le relazioni sociali e scegliendosi gli amici tra i meno “mondani”. 

Ascoltate le sue canzoni: scoprirete un’artista meravigliosa e dotata di grande personalità, una musica travolgente, dei testi pieni di sentimento ma per nulla sdolcinati ed un modo particolare ed indimenticabile di cantare. 

Un gioiello prezioso e molto raro: Umm Kulthum il diamante d’Egitto. 


Per saperne di più 

V.L. Danielson, “The Voice of Egypt”: Umm Kulthum, Arabic Song and Egyptian Society in the Twentieth Century", Chicago 1997;

Biancani Francesca, “Umm Kulthum. La Voce degli Arabi”, ed. Odoya, 2010; 

Nassib Selim, “Ti ho amata per la tua Voce”, E/O, 1997.

venerdì 13 luglio 2012

Manifesto di "La Mano di Fatima"

“La Mano di Fatima” è un blog che nasce da una passione e non ha scopo di lucro. L’intento è quello di far conoscere la letteratura araba, che per troppo tempo è stata considerata “di nicchia” o “difficile da comprendere”. Niente di più sbagliato. 

La letteratura araba è molto più vicina al nostro mondo di quanto pensiamo. I temi e gli stili utilizzati dagli autori non sono affatto una materia ostica. Troppo spesso il pregiudizio ha portato gli occidentali a credere di trovarsi di fronte a qualcosa di irraggiungibile, o per pochi eletti. Per fortuna oggi le cose stanno cambiando ed anche le grandi case editrici sono disposte a rischiare di più pur di pubblicare autori arabi noti o esordienti. Certo il cammino è ancora lungo, ma con un po’ di buona volontà si possono fare grandi passi avanti. 

Questo blog vorrebbe togliere il velo di “incomunicabilità” letteraria che c’è tra Occidente ed Islam, spingendo i lettori a “buttarsi” alla scoperta di libri che, una volta aperti, rapiranno il cuore e la mente. Si parlerà di grandi autori come Nagib Mahfouz, ma anche di quegli scrittori altrettanto bravi e famosi nel mondo arabo ma, purtroppo, ancora sconosciuti da noi

Non potrà mancare una sezione dedicata alla letteratura suddivisa per Paesi e un’altra dedicata alle recensioni di libri più o meno recenti. Si darà spazio alle anteprime e ai generi letterari più seguiti nel mondo arabo. 

La Mano di Fatima, però, non si ferma qui: a breve nascerà una parte dedicata alle grandi donne arabe, che si sono distinte in vari campi, diventando delle vere e proprie pioniere. Inoltre si prenderà in considerazione non solo la letteratura di autori arabofoni, ma anche il filone, molto ampio, condotto da autori arabi e/o musulmani di nascita ma che scrivono in un’altra lingua (per esempio Fatima Mernissi). 

La Mano di Fatima, poi, vuole dare voce anche a quegli occidentali che hanno viaggiato nel mondo arabo e islamico, riportando impressioni e aneddoti di vita vissuta. Un caso su tutti: Gertrude Bell. La letteratura, come si sa, è strettamente legata alla Storia. Dunque non possono essere lasciati da parte approfondimenti di questo tipo, redatti in base ai libri che verranno recensiti. Anche la musica e le danze arabe, però, sono fortemente vincolate alla letteratura (pensiamo alle celebri canzoni-poesie di Umm Khulthum), dunque non possono essere accantonate. 

Troverete anche biografie scritte da occidentali che hanno raccolto testimonianze di donne costrette ad attraversare situazioni toccanti e terribili o, più semplicemente, hanno dato la loro visione del mondo arabo-islamico. Dunque non solo l’Islam e l’Oriente visti da chi è nato e cresciuto in quegli ambienti, ma anche da coloro che vi si sono avvicinati dall’esterno.

 Non è un caso che il blog si chiami “La Mano di Fatima” e l’immagine simbolo sia “La Grande Odalisca” di Ingres. Si è voluto rendere proprio il carattere composito del blog. La Mano o Khamsa, infatti, è un amuleto musulmano contro il male, legato ad una leggenda che vede protagonista la figlia del Profeta Muhammad, mentre il dipinto rappresenta la percezione dell’Oriente di un artista occidentale.

A questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura
Francesca