L’articolo di oggi è dedicato ad un film che la televisione non trasmette più da anni e che, forse, non ricordano in tanti. Eppure quando uscì, nel 1983, ebbe un buon successo di pubblico e, nonostante la critica non sia mai stata generosa, il film non è assolutamente da buttar via.
“Sahara” (1983) è un film diretto dal regista britannico Andrew V. McLaglen e ambientato nel 1928.
Dale è la figlia di un costruttore d’auto che, per salvare l’azienda di famiglia, decide di travestirsi da uomo pur di partecipare ad una gara automobilistica nel Sahara.
Tra i suoi rivali c’è Von Glessing, un tedesco che, usando la gara come copertura, vende armi alle fazioni tribali in lotta tra loro.
Durante la corsa Dale viene rapita da un gruppo di beduini ritrovandosi proprio al centro di queste lotte intestine, ma anche di una inaspettata e travolgente storia d’amore con Jaffar, il capo di una delle tribù contendenti.
Il film mescola avventura, amore, scenari esotici da Mille e Una Notte, odio, guerra, invidia e rivalità fra clan.
Nella parte dei protagonisti troviamo Brooke Shields, a cui venne assegnato il sarcastico “Razzie Award” per la sua interpretazione e Lambert Wilson, che ha lavorato in diverse produzioni americani, tra cui Matrix Reloaded e Matrix Revolutions.
Di storie d’amore tra belle avventuriere e sceicchi del deserto ce ne sono tante e tutte, più o meno, seguono uno stesso leitmotiv.
In questo film, però, queste vicende amorose tra i due protagonisti si intrecciano con dei temi
molto importanti ed attuali, come il traffico d’armi e le battaglie fra tribù rivali.
La pecca, in effetti, sta proprio qui: due argomenti così importanti e complessi potevano essere affrontati in altro modo senza togliere nulla al fascino del film, dei protagonisti e della storia d’amore.
La sceneggiatura ha un buon livello ed anche l’ambientazione è ricostruita molto bene.
Purtroppo, però, il film risente dell’immagine che l’Occidente ha elaborato per pensare l’Oriente, cioè di una sfumatura fiabesca eccessiva, un esotismo talvolta forzato e tutto questo è evidente man mano che la storia procede.
Sahara, dunque, diventa un prodotto ad uso e consumo degli occidentali che vogliono guardare un film sul mondo arabo-islamico, ma senza impegnarsi troppo.
Una sorta di svago che non deve concedere troppo alla riflessione.
Un peccato, poiché gli spunti sono molteplici e notevoli, ma usati piuttosto male. Il livello della recitazione non è poi tanto malvagio e l’idea di partenza, una donna che si traveste da uomo per partecipare ad un rally alla fine degli anni Venti, è ottima e poteva essere sviluppata mettendo in risalto la personalità decisa della protagonista che cede di fronte all’amore, ma comunque non dimentica il dovere di portare a termine gli obiettivi intrapresi.
Ciò, invece, viene mostrato solo a tratti (per esempio quando Dale abbandona l’accampamento per riprendere la gara, pur essendo già innamorata di Jaffar), ma manca un vero approfondimento psicologico, una caratterizzazione più profonda e sfumata, al contempo, dei protagonisti.
Sahara è una buona occasione sprecata ma la visione di questo film non è certo da sconsigliare.
Un’ora e mezza di intrattenimento che fa sognare (e di questi tempi ce n’è bisogno), che fa muovere la mente verso luoghi ed atmosfere diverse e non sempre accessibili.
Perché non riproporre il film in televisione (ad un orario decente) e, magari realizzare una versione italiana del DVD?
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